Theodore J. Kaczinsky

LA SOCIETÀ INDUSTRIALE E IL SUO FUTURO

Il Manifesto di Unabomber

Edizioni Stampa Alternativa


Prefazione

C'È UN PO' DI UNABOMBER IN CIASCUNO DI NOI

Il 3 aprile 1996 in una sperduta capanna del Montana, vicino all'inospitale Baldy Mountain veniva arrestato Theodore John Kaczynski. Dopo diciotto anni di inutili tentativi e di umilianti insuccessi gli agenti dell'Fbi si dicevano convinti di aver messo fine alla lunga scia di delitti dell'ecoterrorista Unabomber. Si chiudeva così quella che era stata la più lunga e sofferta caccia all'uomo in America. Centinaia di poliziotti, decine di ispettori, intere città mobilitate per catturare il pericolo numero uno del Paese. Dal 1978 al giorno della cattura Unabomber aveva compiuto sedici attentati dinamitardi, uccidendo tre persone e ferendone altre ventitré, molte con gravi mutilazioni, seminando terrore in tutti gli Stati Uniti.

Nell'organizzazione dei suoi delitti mai un errore, una leggerezza, un dettaglio che potesse tradirlo. La tecnica sempre identica: un pacco bomba, diventato negli anni via via più elaborato e potente. Mai un'azione diretta, un rischio, uno scontro con le sue vittime. Un uomo solo, in guerra con il mondo, animato da odio profondo, incontenibile per la tecnologia. Un uomo ossessionato dal progresso, dal predominio delle macchine, dallo svuotamento del ruolo dell'individuo. Un odio inquietante e così devastante da trasformarlo in un assassino. Ma allo stesso tempo un odio tale da metterlo fuori dagli stereotipi e dagli schemi tradizionali della delinquenza e del terrorismo.

Gli obiettivi e le attenzioni di Unabomber si risolsero principalmente verso alcune categorie: il mondo accademico, i docenti di discipline scientifiche in particolare, e il mondo delle compagnie aeree. Colpiti da questo orientamento gli investigatori dell'Fbi coniarono, per identificarlo, un nome in codice: Unabomb (Un per università; a per airline, compagnia aerea; e quindi bomb). E per i mass media divenne immediatamente l'imprendibile Unabomber, l'uomo che si prendeva gioco della più famosa polizia del mondo. In realtà, gli obiettivi e le vittime di Unabomber sono state negli anni diversi: scienziati ricercatori, informatici, alti funzionari. Legati tuttavia da un filo comune: l'impegno nello sviluppo delle nuove tecnologie e l'indifferenza per i problemi ecologici.

Non a caso nel 1985 l'esplosione di un pacco bomba uccide Hugh Scratton, il proprietario di un negozio di computer; nel 1994 Thomas Mosser, dirigente di una agenzia pubblicitaria associata alla compagnia petrolifera Exxon Valdez responsabile della marea nera in Alaska (1989), muore aprendo un pacco speditogli a casa. Infine, nel 1995, sempre un pacco inviato all'Associazione forestale della California toglie la vita al suo presidente Gilber Murray.

Negli anni, criminologi e cacciatori di serial Killer fecero le più diverse ipotesi sulle caratteristiche, il profilo e la provenienza di questo solitario terrorista. Vennero proposti improbabili identikit. Ma l'arresto di Theodore J. Kaczynski, l'uomo che l'Fbi indica come l'Unabomber, la diffusione della sua identità e della sua storia personale, andarono onestamente al di là della più fervida immaginazione.Teddy Jobn era nato a Chicago il 22 maggio 1942 da una famiglia di immigrati polacchi. Né il padre né madre ebbero la fortuna di frequentare il college. I loro sforzi, per reazione, si concentrarono sull'educazione dei figli: Theodore e il più giovane David. A sei anni, un test di intelligenza disse che Teddy era un piccolo genio. A 16, dopo il diploma era già ad Harvard. A 20 otteneva la laurea. A 25 il dottorato in Matematica alla University of Michigan a Ann Arbor. La sua tesi fu premiata con un riconoscimento nazionale.

Nello stesso anno, 1967, otteneva una prestigiosissima posizione alla University of California a Berkeley, nel dipartimento di Scienze matematiche, considerato in quel periodo il miglior istituto del Paese. Ma inspiegabilmente dopo due anni Theodore J. Kaczynski, astro nascente degli studi di matematica pura, con una lettera di appena tre righe rassegnava le sue dimissioni. Non una spiegazione, né un motivo plausibile. Si chiudeva così, con un gesto tanto anonimo quanto imprevedibile, la carriera del giovane professor Kaczynski. E cominciava una nuova esistenza. Con un prestito ottenuto dalla madre Wanda e dal fratello David, Theodore acquista un terreno, circa sei ettari. Da allora quel pezzo di verde, nei boschi del Montana, sarà la sua riserva. Per gli abitanti di Lincoln, il più vicino centro abitato, Ted diventerà ben presto 1 eremita dei boschi. Un eccentrico ma innocuo signore. Una capanna di pochi metri quadrati, costruita artigianalmente, diventerà il suo unico rifugio. Senza luce, senz acqua corrente, Kaczynski rifiuterà per il resto della sua vita ogni compromesso con il progresso. Anche durante i severi inverni del Montana, quando la temperatura scende per molti mesi sotto lo zero, resterà fedele al suo nuovo credo, il rifiuto delle nuove tecnologie. E qui, in queste condizioni che, secondo l'Fbi, nasce l'Unabomber. Chiuso nel suo isolamento perfetto, organizzerà in uno stato di incontrollata follia i suoi attentati. E l'imprendibile Unabomber resterà un incubo per gli Stati Uniti fino al 1995 quando, dopo oltre sedici anni di "silenzio", cercherà di stabilire i primi contatti con l esterno, commettendo i primi, fatali errori. Lettere, messaggi, fino al giorno in cui, forse stanco della sua solitudine, lancerà un appello preciso: la pubblicazione di un saggio in cambio della promessa di interrompere la sua lunga serie di attentati. La richiesta fu avanzata, con una lettera, ai due maggiori quotidiani americani: il New York Times e la Washington Post. Alla fine del giugno '95 alle redazioni di New York e di Washington arriva il testo dattiloscritto di Unabomber: sessantadue pagine, spazio uno, seguite da undici cartelle di note, il tutto firmato "FC"(1). Dopo molti ripensamenti (e con l'avvallo dell'Fbi) i direttori delle due

testate decideranno, di comune accordo e dividendosi le spese, di pubblicare il 'Manifesto "di Unabomber. Così, il 19 settembre 1995, in un insetto speciale di sette pagine sulla Washington Post appaiono i 232 paragrafi della Società industriale e il suo futuro.' La speranza segreta dei vertici dell'Fbi era che qualcuno leggendo il 'Manifesto" potesse riconoscere lo stile, cogliere qualche segnale, notare una somiglianza con altri saggi, insomma dare qualche suggerimento che potesse portare alla cattura di Unabomber. E così fu. L'aspetto drammatico e che capito proprio al fratello minore di Kaczynski, David, di ave re la spiacevole sensazione di riconoscere nel 'Manifesto" lo stile e le idee di alcuni appunti lasciati da Theodore nella cantina della casa di famiglia. Così dopo qualche ripensamento, decise di informare dei suoi dubbi un avvocato. In pochi giorni venne contattata l'Fbi che dopo alcune indagini decise di procedere all'arresto di Theodore John Kaczynski. La vicenda, in realtà, ha dei contorni poco chiari. E a complicare le cose c e anche una taglia da un milione di dollari promessa dalle autorità per la cattura del terrorista. Il 'Manifesto" di Unabomber e un testo complesso, articolato, corredato persino da un diagramma. Un saggio che tradisce la formazione accademica dell'autore.' Ma anche un saggio sul quale la critica e gli esperti si divideranno presto. Per molti il 'Manifesto" è spazzatura, niente più che idee vecchie e rielaborate di nessuna utilità. Un testo noioso frutto della follia di un assassino. Per altri giornalisti e studiosi, soprattutto europei, il testo non può essere considerato soltanto questo. C'è dell'altro. In un caso e nell'altro poche parole, analisi rapide, frasi che non nascondono l'imbarazzo di commentare il pensiero di un terrorista. Eppure il "Manifesto" di Unabomber supera questo sbarramento, E su Internet si inaugurano immediatamente numerosi 'forum "per discuterne idee e limiti. In America, la casa editrice Jolly Roger Press di Berkeley giunge persino a stampare una sorta di edizione critica del saggio.' Facendolo precedere da uno scrupoloso lavoro di verifiche e confronti con

le versioni riprodotte infegralmente sui siti Internet, ma in particolare con la prima versione pubblicata dalla Washington Post il 19 settembre '95, quindi il testo uscito sull'Oakland Tribune il 21 settembre e quello del 22 settembre sul San Francisco Chronicle.' Nonostanfe il silenzio ugiciale di crifici e criminologi lo studioso ameri- cano Eirkpatrick Sale' osservo che “i dibattiti televisizi, le lettere di lettori, i siti Internet” stavano “a dimostrare che sono in molti a comprendere e a condividere gli obiettivi di Unabomber, contro le tecnologieportatrici di destabilizzazione sociale, di disgregazione economica e di distruzione dell ambiente”. Afentre la rivista New Yorker arrivava a spiegare: “E Plu- ribus Unabomber: c'e un po ' di Unabomber in ciascuno di noi”. Unabomber non si limita a contestare il mondo in cui viviamo, ma lo rifiuta totalmente, senza appello. Ammette che e ormai impossibile rifor- mare il sistema industrial-tecnologico esoprattutto che “la restrizione del- la liberta e un fenomeno ineuitabile nella società industriale”. Il mes- saggio di Unabomber e perentorio: le nuove fecnologie stanno disfrug- gendo l'uomo. “La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana scrive nel primo paragrafo . Esse hanno incre- mentato a dismisura l'ag eftativa di vita di coloro cbe vivono inpaesi "svi- luppati" ma hanno destabilizzato la società, reso la vita insignificante, assoggettato gli esseri umani a trattamenti indegni diguso sogerenzepsi- cologiche (nel Terzo mondo anche fisiche), inflitto danni nofevoli al mon- do naturale”. Eaggiungepiu avanti: “Il sistemaper funzionareba bisogno di scienziati, matematici, ingegneri. guindi vengono esercitatepressioni sui bambini perché eccellano in questi campi. kfa non e naturaleper un adolescente passare la maggior parte del tempo seduto a una scrivania a studiare”. Una frase chestridecon la giustificazionedella violenza, dell'attentato che egliproclama. Probabilmentedietro la z icenda di Unabomber c'eanche il dramma di un bambino vittima di una violenza intellettuale.


Le critiche maggiori si rivolgono verso la casta dei baroni universitari, dei docenti e dei ricercatori al servizio delle grandi multinazionali. Stimati professionisti a libro paga dei dipartimenti della difesa. La critica non ~armia i coccolati scienziati impegnati negli studi di biotecnologia, autori di inquietanti manipolazioni genetiche. Nuovi guru abili nel pro- mettere una vita priva di sogerenze e malattie. L'accusa al mondo acca- demico sancisce la definitiva rottura di Unabomber con un sistema che aveua gia rifiutato molti anni prima. Durissime sono anche le osservazioni rivolte alla "sinistra moderna" americana di cui faparte la grande maggioranza degli intellettuali uni- versitari. Non c e in quesfo atteggiamento di Unabomber uno schiera- mento con le ideologie di destra. Anzi, il suo e per quanto possibile un messaggio folle ma a politico. La sinistra moderna, falsa e cinica, e una massa di uomini apparente- mente motivati da nobili principi morali ma in realta sedotti dal potere. Eproprio nel 'processo del potere" risiede secondo Unabomber il cancro della società. Persi di vista gli obiettivi e i bisogni reali gli individui si con- centrano sulla soddisfazione del proprio io, incuranti di tutto il resto, dei veri problemi del pianeta. Unabomber ritorna in mam'era quasi ossessi- va sulla perdita di potere dell'individuo. E un problema che lo tormenta. Spiega, argomenta, sottolinea Unabomber, nel magma cheproduce emer- gono ogni tanto bagliori di grande lucidita. Così quando parlando dei problemi che agiggono l'uomo contemporaneo si agida a un lungo elen- co che non richiede commenti: “Eoia, demoralizzazione, bassa auto-sti- ma, sentimenti di inferiorità, disfattismo, depressione, ansia, sensi di col- pa, frustrazione, ostilita, abuso di bambini e di coniugi, edonismo insa- ziabile, comportamenti sessuali abnormi, disordini nel sonno, disordini nell'alimentazione eccetera”. E un uomo triste quello che Unabomber descrive. Un uomo sconfitto e rassegnato a vivere in un mondo che lentamente lo uccide. Per assurdo Unabomber infravede la sua unica speranza di sopravvivenza nel rifiuto totale dell attuale società. Risponde al vento di morte con altre morti, con lesue bombespietate. Anch'egli sa che e una strada impraticabile. Sa, nella sua lucida follia, che la forza del progresso e trazolgente, inarre- stabile. Che non ci sarà bomba capace di arrestarlo. Sa Unabomber di essere un terrorista. Uno sconfitto. Come dice l'irritante Vladimir al signor Verloca nel capolavoro di Joseph Conrad, L agente segreto libro a cui Unabomber si e ispirato per i suoi aA'entati : “L atto dimostrativo deve dirigersi contro la cultura, contro la scienza. Afa non ogni scienza sipresfa allo scopo. L'attentato deve aze- re tutta l'assurdità rivoltante di una gratuita bestemmia. Poiché il vostro mezzo di espressione sono le bombe, veramente espressiva sarebbe una bomba lanciata nella matematica pura. Ala questo e impossibile”.

Antonio Troiano Agosto 1997


note

' 1. FC" e la sigla con la quale Unabomber firmera molti dei suoi attentati nonché lette- re, messaggi e il "Manifesto". Sul significato della sigla c'e qualche incertezza. In una nota inviata al San Francisco Examiner nel 1985 Unabomber parlera. di uno sconosciuto grup- po terroristico, cui egli apparterrebbe, autodefinitosi il "Freedom Club" (FC), il club del- ~a ~ibena. In realta dietro la sigla FC si nascondeva un unico individuo. Tuttavia, secon- do il criminologo americano John Douglas per 25 anni investigatore dell'Fbi, impe- g>ato personalmente nella caccia a Unabomber il vero significato di FC potrebbe esse- re un'espressione come "Fuck Computers", fotti i computer. ' Oltre a un articolo in prima pagina sui motivi della pubblicazione, il giornale faceva p~“edere il "Manifesto" da un distico che vale la pena ricordare: “Questo testo e stato i>viato lo scorso giugno al New York Times e alla Washington Post dalla persona che si fa <">~mare "FC", identificato dall'Fbi come 1'Unabomber, implicato secondo le autorità in <~~ <micidi e 16 attentati. L'autore ha minacciato di spedire una bomba a un obiettivo ><> ~pecificato "con 1'intento di uccidere" se uno dei due giornali non avesse pubblicato ~~ ~~>oscrino. Il ministro della Giustizia e il direttore dell'Fbi hanno consigliato la pub- blicazione”.

' Per il criminologo John Douglas e un testo “ben scritto e ben organizzato”, prova evi- dente che “1'autore aveva gia scritto altri saggi”. Per ulteriori notizie si veda: John Do glas-Mark Olshaker, Unabomber. On the Trail of America's Most-Wanted Serial Kil/er, Pocket Books, New York, 1996. 4 Si veda in particolare 1'ottimo volume Unabomber. Manifeste: L'avenir de Ia société indu- strieIle, prefazione di Annie Le Brun, traduzione e introduzione di Jean-Marie Aposto- lides, Éditions du Rocher, Monaco, 1996. ' E a questo testo, sicuramente il più attendibile tra quelli pubblicati in lingua origina- le, che la nostra edizione fa riferimento: The Unabomber Manifesto. Industrial Society & its Future, di FC, Jolly Roger Press, Berkeley, 1995. " Grazie ai redattori del San Francisco Chronicle, in particolare a Kevin Fagan, si e potu- to appurare che in una prima versione il "Manifesto” era stato pubblicato privo del para- grafo 117, erroneamente assorbito nel 116. Questo errore diminuiva di una unita la numerazione complessiva creando anche alcuni problemi con le note al testo. Kirkpatrick Sale, "Tornano i luddisti contro le nuove tecnologie", in Le Monde diplo- matique-iI manifesto, febbraio 1997, p. 23. Kirkpatrick Sale e anche I'autore del volume: Rebels Against the Future: The Luddites and Their War on the indastrial Revolution: Lessons for the Computer Age, Addison Wesley, Boston, 1995. Joseph Conrad, L'agente segreto, 1907. Qui facciamo riferimento all'edizione Bur, Mila- no, 1978, cit. p. 42. Una curiosita: al momento della cattura di Theodore J. Kaczynski 1'Fbi scopri che 1'uomo teneva nella sua capanna una copia del romanzo. La cosa non sor- prese gli ispettori che, intuito un qualche legame tra il libro e gli attentati di Unabom- ber, 1'anno prima avevano dato da studiare L'agente segreto a numerosi esperti nella spe- ranza di scoprire qualche indizio sul terrorista. Da altri riscontri si scopn che pernottan- do in un motel in California Kaczynski si era firmato "Conrad".


LA SOCIETÀ INDUSTRIALE E IL SUO FUTURO

Introduzione

1. La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana. Esse hanno incrementato a dismisura l'aspettativa di vita di coloro che vivono in paesi "sviluppati" ma hanno destabilizzato la società, reso la vita insignificante, assoggettato gli esseri umani a trattamenti indegni, diffuso sofferenze psicologiche (nel Terzo mondo anche fisiche), inflitto danni notevoli al mondo naturale. Il continuo sviluppo della tecnologia peggiorerà la situazione. Essa sicuramente sottometterà gli esseri umani a trattamenti sempre più abietti, infliggerà al mondo naturale danni sempre maggiori, porterà probabilmente a una maggiore disgregazione sociale e sofferenza psicologica e a incrementare la sofferenza fisica in paesi "sviluppati".

2. Il sistema tecnologico industriale può sopravvivere o crollare. Se sopravvive, potrebbe, alla fine, raggiungere un basso livello di sofferenze psicologiche e fisiche, ma solo dopo un lungo perio- do, molto doloroso, di aggiustamento e solo al costo di ridurre permanentemente gli esseri umani e molti altri organismi viven- ti a prodotti costruiti, semplici ingranaggi nella macchina socia- le. Inoltre, se il sistema sopravviverà, le conseguenze saranno ine- vitabili: non vi e possibilità di riformare o modificare il sistema così da impedire che esso privi la gente di dignità e autonomia.

3. Se il sistema crolla le conseguenze saranno ancora molto dolo- rose. Ma più il sistema si ingrandisce più disastroso sarà il risul- tato del suo collasso, così che se deve crollare e meglio che sia pri- ma che dopo.

4. Per questo noi peroriamo una rivoluzione contro il sistema industriale. Questa rivoluzione può o no fare uso di violenza: potrebbe essere un processo rapido o relativamente graduale del- la durata di alcuni decenni. Non possiamo saperlo, ma possia- mo delineare in generale, le misure che coloro i quali odiano il sistema industriale dovrebbero adottare per preparare la via ver- so una rivoluzione contro quella forma di società. Questa non e una rivoluzione politica. Il suo obiettivo sarà quello di rovescia- re non i governi ma i principi economici e tecnologici.

5. In questa trattazione esamineremo solamente alcuni degli svi- luppi negativi prodotti dal sistema industriale-tecnologico; altri saranno solo accennati o ignorati completamente. Questo non significa che noi li consideriamo non rilevanti. Per ragioni pra- tiche circoscriviamo la discussione su aspetti che hanno rice- vuto insufficiente attenzione pubblica o sui quali abbiamo qual- cosa di nuovo da dire. Per esempio, vista 1'e8icienza dei mo- vimenti ambientalisti e per la salvaguardia della natura, ci sia- mo sofFermati poco sul degrado ambientale o sulla distruzione della natura selvaggia anche se li consideriamo della massima importanza. La psicologia della sinistra moderna

6. Quasi tutti saranno d'accordo sul fatto che noi viviamo in una società profondamente turbata. Una delle più diffuse manifesta- zioni della pazzia e la sinistra. Perciò, una discussione sulla psicologia della sinistra può servire come introduzione alla disami- na dei problemi della società moderna in generale.

7. Ma cos'è la sinistra? Durante la prima meta del XX secolo la sinistra poteva essere identificata effettivamente con il socialismo. Oggi il movimento e frammentato e non e chiaro chi possa esse- re chiamato precisamente una persona di sinistra. Quando par- liamo di gente di sinistra noi abbiamo in mente principalmente i socialisti, i collettivisti, i caratteri "politicamente corretti", gli attivisti per i diritti delle femministe, dei gay, dei disabili e degli animali e simili. Ma non tutti quelli che sono associati con uno di questi movimenti sono persone di sinistra. Quello che noi vor- remmo discutere non e tanto un movimento o una ideologia, quanto un modello psicologico o piuttosto una collezione di caratteri correlati. Così quello che noi consideriamo sinistra emergerà più chiaramente nel corso della nostra discussione sul- la psicologia della sinistra (vedi anche i paragrafi 227-230).

8. Persino così la nostra concezione della sinistra rimarrà molto meno chiara di quello che avremmo desiderato, ma sembra che non vi sia alcuna possibilità di rimedio a ciò. Tutto quello che cerchiamo di fare e indicare, in modo rozzo e approssimato, le due tendenze psicologiche che noi crediamo siano le principali forze che guidano la sinistra moderna. Noi non pretendiamo di dire l'intera verità sulla psicologia della sinistra. Inoltre la nostra discussione intende limitarsi solo alla sinistra moderna. Lascia- mo aperta la questione se la nostra discussione possa essere appli- cata o no alla sinistra del XIX secolo e dei primi del Novecento.

9. Le due tendenze psicologiche che costituiscono il fondamento della sinistra moderna vengono da noi definite come "complessi di inferiorità" e "sovrasocializzazione". I complessi di inferiorità sono caratteristici dell'intera sinistra moderna, mentre la sovrasocializzazione e una caratteristica solo di un determinato segmento della sinistra moderna; ma questo segmento e di gran lunga uno dei più influenti. Complessi di inferiorità

10. Con "complessi di inferiorità" non ci riferiamo solo a quei complessi nel senso più stretto ma a uno spettro completo di tratti caratteristici correlati: bassa autostima, sensazioni di impotenza, tendenze depressive, disfattismo, sentimenti di colpa, odio di sé. Noi sosteniamo che le persone di sinistra tendono ad avere questi complessi (di solito più o meno repressi) e che questi sono decisivi nel determinare la direzione della sinistra moderna.

11. Quando qualcuno interpreta come degradante quasi tutto quello che si dice su di lui (o sui gruppi con cui si identifica), noi deduciamo che soffre di sentimenti di inferiorità o di bassa autostima. Questa tendenza e marcata tra coloro che sostengono i diritti delle minoranze, appartengano o no ai gruppi minoritari che difendono. Essi sono ipersuscettibili alle parole usate per designare le minoranze. I termini negro, orientale, handicappato, o gallina per un africano, un asiatico, un disabile o una donna, non hanno in origine alcuna connotazione degradante. I termini "sguaiata" e "gallina" erano semplicemente gli equivalenti femminili di ragazzo, damerino, o compagno. Le connotazioni negative sono state associate a questi termini dagli stessi attivisti. Alcuni sostenitori dei diritti degli animali sono andati così oltre da rigettare la parola "pet" e insistere nel rimpiazzarla con "compagno animale". Gli antropologi di sinistra, per lo stesso motivo, evitano di dire, sui popoli primitivi, cose che possano essere interpretate come negative. Vogliono cambiare la parola primitivo con illetterato. Sembrano del tutto paranoici riguardo a qualsiasi cosa che potrebbe far pensare che la cultura primitiva sia inferiore alla nostra. (Non vogliamo dire che le culture primitive sono inferiori alla nostra. Semplicemente evidenziamo l'ipersuscettibilità degli antropologi di sinistra.)

12. I più suscettibili all'uso di una terminologia "politicamente scorretta" non sono gli abitanti comuni di un ghetto nero, l'immigrante asiatico, le donne violentate o le persone disabili, ma una minoranza di attivisti, molti dei quali non appartengono ad alcun gruppo "oppresso" ma provengono dalle classi privilegiate della società. La correttezza politica ha la sua roccaforte tra i professori universitari, persone cioè con un impiego sicuro, buone retribuzioni e, per la maggior parte, eterosessuali, maschi bianchi e provenienti da famiglie di classe media.

13. Molti uomini di sinistra si identificano profondamente con i problemi dei gruppi che hanno un'immagine debole (donne), o di vinti (gli indiani americani), repellenti (omosessuali) e inferiori. Gli stessi uomini di sinistra percepiscono che questi gruppi sono inferiori. Non ammetterebbero questi sentimenti neanche con sé stessi, ma il vero motivo e che essi vedono questi gruppi come inferiori e li identificano con i loro problemi. (Non vogliamo dire che le donne, gli indiani, ecc. sono inferiori; noi stiamo solo puntualizzando la psicologia della sinistra.)

14. Le femministe sono disperatamente ansiose di provare che le donne sono forti e capaci quanto gli uomini. Chiaramente esse sono dominate dalla paura che le donne non possono essere forti e capaci come gli uomini.

15 Le persone di sinistra tendono a odiare qualsiasi cosa abbia un immagine forte, positiva e di successo. Le ragioni per le quali dichiarano di odiare la civiltà occidentale, sono, senza ombra di dubbio, false. Essi dicono di odiare l'Occidente perché è guerrafondaio, imperialista, sessista, etnocentrico e così via, ma quando le stesse colpe. appaiono nei paesi socialisti o nelle culture primitive accampano scuse o, al più, ammettono pa i denti che esistono; mentre invece sottolineano entusiasticumente (e spesso esagerano) queste colpe quando appaiono nella civiltà occidentale. E ovvio, perciò, che queste colpe non sono il vero motivo per cui odiano l'Occidente e l'America. La persona di sinistra odia l'America e l'Occidente perché sono forti e hanno successo.

16. Parole come "fiducia in sé", "sicurezza di sé", "iniziativa", "impresa", "ottimismo", ecc. giocano un ruolo marginale nel vocabolario liberale e della sinistra. L'uomo di sinistra e antindividualista, pro-collettivista. Egli vuole che la società risolva qualsiasi suo bisogno, prendendosene cura. Egli non possiede un innato senso di fiducia nella propria capacita di risolvere i suoi problemi e soddisfare i suoi bisogni. L'uomo di sinistra e contro il concetto di competizione perché, dentro di sé, si sente un perdente.

17. Le forme di arte che attraggono gli intellettuali moderni di sinistra tendono a concentrarsi sullo squallore, la sconfitta e la disperazione, oppure assumono un tono orgiastico, abbandonando il controllo razionale, come se non ci fosse alcuna speranza di risolvere ogni cosa attraverso la razionalità e tutto quello che rimane è l'immersione nelle sensazioni del momento.

18. I filosofi della sinistra moderna tendono a licenziare la ragione, la scienza, la realtà obiettiva e a insistere che qualsiasi cosa è culturalmente relativa. E' vero che ci si possono porre domande serie sulle basi della conoscenza scientifica e su come, se è possibile, si possa definire il concetto di realtà oggettiva. Ma è ovvio che i filosofi della sinistra moderna non sono semplicemente logici imperturbabili che analizzano sistematicamente le basi della conoscenza. Essi sono profondamente coinvolti nel loro attacco alla verità e alla realtà. Attaccano questi concetti a causa dei propri bisogni psicologici. Per prima cosa, il loro attacco è un modo di sfogare l'ostilità, e, se esso è ben riuscito, soddisfa l'impulso al potere. Più importante, le persone di sinistra odiano la scienza e la razionalità perché classificano certi credo come veri (per esempio ben riusciti, superiori) e altri credo come falsi (per esempio falliti, inferiori). I sentimenti di inferiorità della persona di sinistra sono così profondi da non tollerare questa classificazione. Questo inoltre è alla base del rigetto che molti uomini di sinistra hanno del concetto di malattia mentale e dell'utilità della prova per stabilire il quoziente di intelligenza. Gli uomini di sinistra non ammettono che capacità umane o comportamenti possano essere spiegati geneticamente poiché in questo modo alcuna persone apparirebbero inferiori o superiori ad altre. Gli uomini di sinistra preferiscono attribuire alla società il merito o il demerito delle capacità o delle carenze di un individuo. Così se una persona è "inferiore" non è colpa sua ma della società, perché egli non è stato educato adeguatamente.

19. L'uomo di sinistra non è di solito tipo di persona che il senso di inferiorità rende spaccone, bullo, egocentrico, affrarista, concorrente spietato. Questo tipo di persona non ha ancora totalmente perso la fiducia in sé. Il suo senso di potere e la stima di sé sono deficitari, ma può ancora pensare di avere la capacità di essere forte, e i suoi sforzi in questo senso producono comportamenti spiacevoli di cui sopra. Ma l'uomo di sinistra è andato ancora più in là. I suoi sentimenti di inferiorità sono così connaturati che egli non può concepire sé stesso come individualmente forte e considerato. Da qui quindi il collettivismo della sinistra. Egli si può sentire forte solo come membro di una ampia organizzazione o movimento di massa, con il quale si identifica.

20. Nota la tendenza masochistica delle tattiche di sinistra. La gente di sinistra protesta mettendosi di fronte ai veicoli, provocando intenzionalmente la polizia o i razzisti ad abusare di loro, ecc. Queste tattiche possono essere efficaci, ma molti nella sinistra le usano non in quanto mezzi per raggiungere un fine ma perché preferiscono tattiche masochiste. L'odio di sé è una caratteristica della sinistra.

21. La gente di sinistra può rivendicare di essere spinta ad agire dalla compassione o da un principio morale, e quest'ultimo gioca un ruolo per l'uomo di sinistra del tipo sovrasocializzato. Ma la compassione e il principio morale non possono essere i motivi principali dell'attivismo di sinistra. L'ostilità ne è una componente fondamentale, così come la spinta per il potere. Inoltre, per la gran parte, il modo d'agire della persona di sinistra non è razionalmente calcolato per essere di beneficio a coloro che gli uomini di sinistra dichiarano di aiutare. Per esempio, se si crede che l'azione affermativa sia positiva per la gente nera, che senso ha comandare una azione affermativa in termini dogmatici o stili? Ovviamente sarebbe più produttivo intraprendere un approccio diplomatico o conciliante, che permetterebbe al limite concessioni verbali e simboliche alle persone bianche che pensano che l'azione affermativa li discrimini. Ma gli attivisti di sinistra non utilizzano tale approccio perché non soddisferebbe i loro bisogni emozionali. Il loro reale interesse non è aiutare la gente nera. Il problema della razza, invece, serve come pretesto per esprimere la loro ostilità e il bisogno frustrato di potere. Nel fare ciò feri- scono realmente la gente nera perché l'atteggiamento ostile degli attivisti verso la maggioranza bianca tende a intensificare l'odio fra le razze.

22. Se la nostra società non avesse alcun problema sociale, la gen- te di sinistra li inventerebbe, così da procurarsi un motivo per pro- testare.

23. Specifichiamo che quanto detto finora non pretende di esse- re una accurata descrizione di qualunque persona che possa esse- re considerata di sinistra. Essa è solo una esposizione sommaria della tendenza generale della sinistra.

Sovrasocializzazione

24. Gli psicologi usano il termine "sovrasocializzazione" per designa- re il processo con il quale i bambini sono addestrati a pensare e agire come la società richiede. Si dice che una persona sia ben socializzata se crede e obbedisce al codice morale della sua società e se vi si inserisce bene come parte funzionante di essa. Non avre- be alcun senso dire che molte persone della sinistra sono sovra- socializzazione, visto che l'uomo di sinistra viene concepito come un ribelle. Nondimeno, la posizione può essere difesa. Molte perso- ne di sinistra non sono ribelli come sembrano.

25. Il codice morale della nostra società è così esigente che nes- suno può pensare, sentire e agire in una maniera completamen- te morale. Per esempio, non si presume che si possa odiare qual- cuno; tuttavia quasi tutti noi odiamo qualcuno in un momento o in un altro, sia che lo ammettiamo a noi stessi o no. Alcune per- sone sono così altamente socializzate che il tentativo di pensare, sentire e agire moralmente impone loro un pesante aggravio. Per evitare sensazioni di colpa devono continuamente illudersi sulle proprie motivazioni e trovare spiegazioni morali per sentimenti e azioni che in realtà non hanno una origine morale. Noi usiamo il termini "sovrasocializzato" per descrivere tali persone.

26. La sovrasociazzazione può portare a una bassa autostima, un senso di impotenza, disfattismo, senso di colpa, ecc. Uno dei più importanti mezzi con il quale la socializza i bambini è far sì che questi ultimi si vergognino di comportamenti e discor- si che sono contrari alle aspettative della società. Se questo pun- to viene esasperato, o se un bambino in particolare è piuttosto suscettibile a tali sentimenti, egli finisce per vergognarsi di sé stes so. Inoltre, il pensiero e il comportamento di una persona sovra- socializzata sono più ristretti, a causa delle aspettative della società, rispetto a quelli di una persona scarsamente socializzata. La maggior parte delle persone è occupata in una qualità signi- ficativa di comportamenti inutili. Mentono, commettono piccoli furti, non rispetto le regole del traffico, abbandonano il lavo- ro, odiamo qualcuno, dicono maldicenze o usano qualche trucco sotto banco per superare il loro vicino. La persona sovrasocializ- zata non può compiere queste cose, o se le compie queste gene- rano in lui un senso di vergogna e di odio di sé. La persona sovra- socializzata, addirittura, non può neanche provare, senza sentir- si in colpa,pensieri o sentimenti contrati alla moralità accettata; egli non può avere "cattivi" pensieri. E la socializzazione non é solo materia di moralità. Noi siamo sovrasocializzati per conformarci allemolte norme di comportamento che non cadono sotto il tito- lo della moralità. Così la persona sovrasocializzata è legata a un guinzalio psicologico e spende la sua vita percorrendo binari che la società ha costruito per lui. In molte persone sovrasocializzate il risultato è un senso di coercizione che può divenire una dura sofferenza. Noi sosteniamo che la crudeltà peggiore che gli esse- ri umani si infliggono l'un l'altro è la sovrasocializzazione.

27. Noi sosteniamo che un segmento molto importante e influente della sinistra moderna è sovrasocializzato e che questa sovrasocializzazione è di grande importanza nel determinare la direzione della sinistra moderna. La tendenza delle persone di sinistra del tipo sovrasocializzato è di appartenere alla classe media o al ceto intellettuale. Da notare che gli intellettuali universitari costituiscono il segmento più socializzato della nostra società e quello più rivolto a sinistra.

28. Le persone di sinistra del tipo sovrasocializzato cercano di liberarsi dal guinzaglio psicologico e asserire la loro autonomia attraverso la ribellione. Ma di solito non sono così forti da ribellarsi contro i valori più fondamentali della società. Parlando in generale, gli obiettivi degli uomini della sinistra non sono in conflitto con la moralità accettata. Al contrario, la sinistra prende un principio morale accettato, lo adotta per suoi comodi, e quindi accusa la maggioranza della società di violare quel principio. Esempi: l'eguaglianza razziale, l'eguaglianza dei sessi, l'aiutare la povera gente, la pace come opposta alla guerra, la non violenza in generale, la libertà di espressione, l'amore verso gli animali; più essenzialmente il compito dell'individuo di servire la società e il compito della società di prendersi curadell'individuo. Questi sono valori profondamente radicati della nostra società (o almeno della sua classe media e alta) da lungo tempo e che, esplicitamente o implicitamente costituiscono materia preminente per i principali mezzi di comunicazione e per il sistema educativo. Molti uomini di sinistra, specialmente quelli del tipo sovrasocializzato, di solito non si ribellano contro questi princìpi, ma giustificano la loro ostilità verso la società dichiarando (con qualche grado di verità) che essa non vive secondo quei princìpi.

29. Qui illustriamo il modo in cui gli uomini di sinistra sovraso- cializzati mostrano il loro reale attaccamento alle attitudini con- venzionali della nostra società, pretendendo allo stesso tempo di ribellarsi a essa. Molte persone sinistra spingono verso una azio- ne affermativa, perché i neri possano assumere incarichi di alto prestigio, per aumentare l'educazione nelle scuole nere e per con- cedere loro maggiori fondi. Il modo di vivere della "sottoclasse" nera viene visto come una disgrazia sociale. Vogliono integrare l'uomo nero nel sistema, farne un manager, un avvocato, uno scienziato così come la popolazione bianca della classe medio-alta. Gli uomini di sinistra replicheranno che l'ultima cosa che farebbe- ro sarebbe quella di rendere l'uomo nero una copia del bianco. Al contrario, vogliono preservare la cultura afro-americana. Ma in cosa consiste questa opera di conservazione? A stento si esplica in qualcosa di diverso dal mangiare, dall'ascoltare musica, dal vestir- si secondo lo stile dei neri, dal frequentare una moschea ouna chie- sa nera. In altre parole, può manifestarsi solo in materie superfi- ciali. In tutti i riferimenti essenziali la maggior parte degli uomini di sinistra del tipo sovrasocializzato vuole rendere il nero confor- me agliideali bianchi della classe medio-alta. Vuole far sì che studi materie tecniche, che divenga un dirigente o uno scienziato, che spenda la sua vita salendo la scala della condizione sociale al fine di provare che la gente nera è valida quanto quella bianca. Vogliono rendere i padri neri "responsabili", vogliono che le gang di neri diventino non violente, ecc. Ma questi sono precisamente i valori del sistema industriale-tecnologico. Al sistema non interessa che tipo di musica un uomo ascolti, che tipo di vestiti indossi o che religione pratichi fino a che egli studia in una scuola, ha un lavoro rispettabile, sale la scala sociale, è un genitore responsabile, è non violento e così via. In effetti, anche se cercherà di negarlo, l'uomo di sinistra sovrasocializzato vuole integrare l'uomo nero nel siste- ma e far sì che adotti i suoi valori.

3O. Noi, chiaramente, non sosteniamo che gli uomini di sinistra, persino del tipo sovrasocializzato, non si ribellino mai contro i valori fondamentali della nostra società. Evidenmente qualche volto lo fanno. Alcuni uomini della sinistra sovrasocializzati si sono spinti così lontano da ribellarsi contro uno dei più impor- tanti princìpi della società moderna, adottando la vialenza fisica. Secondo il loro punto di vista, la violenza è una forma di "libe- razione". In altre parole, commettendo violenza essi rompono quelle restrizioni psicologiche che sono state loro imposte. Sic- come sono sovrasocializzati, queste rerstrizioni sono state limitanti più per loro che per altri; da qui il bisogno di abbatterle per libe- rarsene. Ma di solito giustificano la loro ribellione in termini di valori correnti. Se essi fanno uso della violenza sostengono di combattere contro il razzismo o cose simili.

31. Siamo consapevoli che si possa obiettare a questo schemati- co abbozzo della psicologia della sinistra. La situazione reale è complessa, e qualsiasi descrizione completa di essa avrebbe biso- gno di diversi volumi, persino se le informazioni necessarie fos- sero disponibili. Noi sosteniamo solo di aver sommariamente delineato le due più importanti tendenze della psicologia della sinistra moderna.

32. I problemi degli uomini di sinistra sono indicativi dei problemi della nostra società considerata nel suo complesso. Una bassa auto- stima, le tendenze depressive e il disfattismo non sono propri solo della sinistra. Sebbene specialmente evidenti nella sinistra, sono diffusi nella nostra società. E la società di oggi tende a socializzarsi in maniera maggiore che qualsiasi società precedente. Ci viene det- to dagli esperti persino come mangiare, come fare esercizio, come fare l'amore, come far crescere i nostri bambini e via dicendo.

Il processo delpotere

33. Gli esseri umani hanno un bisogno (probabilmente biologi- co) per qualcosa che noi chiameramo il "processo del potere". Questo è strettamente collegato al bisogno di potere (che è ampia- mente riconosciuto) ma non è la stessa cosa. Il processo del pote- re ha quattro elementi. I tre più chiari sono quelli che noi chia- miamo lo scopo, lo sforzo, e il raggiungimento dell'obiettivo richiede uno sforzo, e ha bisogno di riuscire a ottenere con suc- cesso almeno alcuni si essi). Il quarto elemento è più difficile da definire e può non essere indispensabile. Noi lo chiamiamo auto- nomia e sarà discusso in seguito (paragrafi 42-44).

34. Consideriamo il caso ipotetico di un uomo che può ottenere qualsiasi cosa solo desiderandola. Questo individuo svilupperà seri problemi psicologici. All'inizio si divertirà soltanto; in segui- to, piano piano, comincerà ad annoiarsi e ademoralizzarsi profon- damente. Alla fine potrebbe divenire una persona clinicamente depressa. La storia mostra che le aristocrazie ricche tendono alla decadenza. Ciò non avviene nelle aristocrazie più combattive che devono difendersi per mantenere il loro potere. Ma le aristocrazie ricche e sicure che non hanno bisogno di impegnarsi per mante- nere il loro potere di solito appaiono insoddisfatte, edonistiche e demoralizzate. Questo mostra che il potere non è tutto. Occorre avere degli obiettivi verso cui esercitare il proprio potere. .

35. Ognuno di noi si pone degli obiettivi; se non altro per sod- disfare i bisogni fisici essenziali: cibo, acqua e qualsiasi indumento e riparo siano resi necessari dal clima. Ma le aristocrazie agiate non devono compiere alcuno sforzo per questo. Da ciò nasce la loro noia e demoralizzazione.

36. Il non conseguimento di importanti risultati sfocia nella mor- te se gli obiettivi sono necessità fisiche, e in frustrazione se il non conseguirli è compatibile con la sopravvivenza. Il fallimento costante nel raggiungimento degli obiettivi lungo il percorso del- la propria vita dà luogo al disfattismo, alla bassa autostima o alla depressione.

37. Così per evitare seri problemi psicologici, un essere umano ha bisogno di obiettivi il cui raggiungimento richiede uno sforzo, di una certa dose di successo nel conseguirli.

 

 

 

Attivita sostitutive

38. Ma non tutti i ricchi aristocratici si annoiano e si demora- lizzano. Per esempio 1'imperatore Hirohito, invece di affondare nell'edonismo decadente si consacro alla biologia marina, un campo nel quale divenne una personalita eminente. Quando gli uomini non devono sforzarsi per soddisfare i propri bisogni fisi- ci, devono porsi degli obiettivi artificiali. In molti casi essi li per- seguono con la stessa energia e coinvolgimento emotivo che avrebbero usato per soddisfare le necessita fisiche. Cosi gli ari- stocratici dell'impero romano ebbero le loro pretese letterarie; molti aristocratici europei dei secoli passati investirono una gran- de quantita di tempo ed energia nella caccia, sebbene poi non mangiassero la carne; altre aristocrazie hanno concorso allo sta- tus attraverso elaborate esposizioni di beni; e pochi aristocratici, come Hirohito, si sono rivolti alla scienza.

39. Usiamo il termine "attivita sostitutiva" per designare un'atti- vita. diretta verso un obiettivo artificiale che le persone si prefig- gono semplicemente per avere uno scopo per cui lavorare, o ~asciateci dire, semplicemente per la soddisfazione che provano ~aggiungendolo. Ecco un metodo empirico per identificare atti- >ita sostitutive. Data una persona che spende tempo ed energia per uno scopo X, chiedetevi questo: se egli deve dedicare la mag- gior parte del suo tempo e della sua energia per soddisfare i suoi ~~~ogni biologici, e se questo sforzo gli richiedesse di usare le sue abilità mentali e fisiche in modo vario e interessante, si sentireb- be seriamente privato di qualcosa se non raggiunge l' obiettivo X? Se la risposta e no, allora il raggiungimento dell'obiettivo X e una attivita sostituriva. Gli studi di Hirohito sulla biologia marina costituiscono chiaramente una attivita sostitutiva, visto che qua- si certamente se Hirohito avesse dovuto spendere il suo tempo per interessanti compiti non scientifici al fine d'ottemperare alle necessita della vita egli non si sarebbe sentito privato di qualco- sa perché non conosceva tutto sull'anatomia e i cicli di vita degli animali marini. Dall'altro lato, la ricerca del sesso e dell'arnore (per esempio) non e una attivita sostituitiva, perché la maggior parte delle persone, persino se la loro esistenza fosse soddisfacente in altri ambiti, si sentirebbero private di qualcosa se passassero la loro vita senza avere mai una relazione con un membro del sesso opposto. (Ma la ricerca di una quantita di sesso maggiore di quel- la di cui uno ha bisogno puo essere una attivita sostitutiva.)

40. Nella societa industriale moderna e necessario solo un minimo sforzo per soddisfare i bisogni primari. E suRiciente passare attra- verso un programma di addestramento per acquisire qualche pic- cola abilita tecnica, quindi andare al lavoro in orario e compiere uno sforzo molto modesto per mantenere il lavoro. I soli requisiti sono una quantita moderata di intelligenza, e, piu di tutto, sempli- ce obbedienza. Se uno possiede questi requisiti, la societa si prende cura di lui dalla culla alla tomba. (Si, esiste una sottoclasse che non puo ritenere che le sue necessita fisiche siano garantite, ma noi stia- mo parlando della maggioranza della societa.) Cosi non sorprende che la societa moderna sia piena di attivita sostitutive. Queste includono il lavoro scientifico, 1'impresa atletica, il lavoro umani- tario, la creazione artistica e letteraria, la scalata ai vertici aziendali, 1 acquisizione di denaro e beni materiali molto oltre il necessario, e l'attivismo sociale quando si indirizza verso temi che non sono importanti per la vita personale dell'attivista, come nel caso di atti- visti bianchi che lavorano per i diritti delle minoranze non bianche. Queste non sono sempre attivita sostitutive tout court, visto che per molti esse possono essere motivate in parte da altri bisogni che superano la semplice necessita di avere qualche scopo da persegui- re. Il lavoro scientifico puo essere motivato in parte da un desiderio di prestigio, la creazione artistica dal bisogno di esprimere senti- menti, 1'attivismo sociale militante dall'ostilita. Ma per la maggior parte delle persone queste attivita sono in gran parte attivita sosti- tutive. Per esempio, la maggioranza degli scienziati sara probabil- mente d'accordo che la "soddisfazione" che ricevono dal loro lavo- ro e piu importante del denaro e del prestigio che guadagnano.

41. Per molti, se non per la maggior parte delle persone, le atti- vita sostitutive sono meno soddisfacenti del conseguimento di obiettivi reali (cioe, obiettivi che si vorrebbero ottenere persino se ii bisogno del processo di potere fosse gia soddisfatto). Lo dimostra il fatto che le persone profondamente coinvolte in atti- vita sostitutive, in molti casi, non sono mai soddisfatte, non si riposano mai. Cosi quello che si arrichisce costantemente si inge- gna per conseguire una ricchezza sempre maggiore. Lo scienzia- <<, non appena risolve un problema, rivolge la sua attenzione ver- ~o un altro problema. Il corridore di lunghe distanze si impone di correre sempre piu veloce e lontano. Molte persone che prati- cano attivita sostitutive diranno che ricevono maggiore soddisfa- ~>>ne da queste attivita che dagli affari "mondani" necessari per ~<~disfare i loro bisogni biologici; ma questo succede perche nel- 4 nostra societa lo sforzo richiesto per soddisfare i bisogni biolo- gi~i si e ridotto a banalita. Quel che e piu importante, e che nel- ~< nostra societa la gente non soddisfa i propri bisogni biologici autonomumente ma funzionando come parti di un'immensa mac- china sociale. Al contrario, la gente in generale ha un grande mar- gine di autonomia nel praticare le attivita sostitutive. Autonomia

42. L'autonomia come parte di un processo di potere puo non essere indispensabile per ogni individuo. Ma la maggior parte degli individui ha bisogno di un grado piu o meno grande di auto- nomia nel perseguire i propri obiettivi. I loro sforzi devono esse- re intrapresi su propria iniziativa e devono mantenersi sotto la loro direzione e controllo. Tuttavia la maggior parte della gente non deve sforzarsi come singolo individuo per questa iniziativa, per la direzione e il controllo. E sufficiente di solito agire come membro di un piccolo gruppo. Cosi se mezza dozzina di persone discute un obiettivo e intraprende uno sforzo comune che ha suc- cesso nell'ottenere quel dato risultato il suo bisogno per il pro- cesso del potere sara soddisfatto. Ma se si lavora sotto rigidi ordi- ni provenienti dall'alto, precludendo ai singoli ogni luogo in cui prendere una decisione o una iniziativa autonoma, allora il loro bisogno per il processo del potere non sara soddisfatto. Si puo dire la stessa cosa quando le decisioni sono prese su scala collet- tiva, se il gruppo che prende la decisione collettiva e cosi ampio da vanificare il ruolo del singolo'.

43. E vero che qualche individuo sembra avere poco bisogno di autonomia. La sua spinta per il potere e debole o la soddisfa iden- tificandosi con qualche organizzazione potente alla quale appar- tiene. E quindi vi sono tipi animali non pensanti che sembrano essere soddisfatti da un senso puramente fisico di potere (il bra- vo soldato combattente il cui senso di potere consiste nello svi- luppare abilita di combattimento che sara contento di usare in cieca obbedienza ai suoi superiori).


44. Ma per la maggior parte della gente e attraverso il processo del potere avere uno scopo, fare uno sforzo uutonomo e ottene- re il risultato che si acquisisce la stima e la fiducia in sé, oltre a un senso di potere. Quando non si hanno adeguate opportunita per passare attraverso il processo del potere le conseguenze sono (a seconda dell'individuo e del modo in cui il processo di potere e disgregato) noia, demoralizzazione, bassa auto-stima, senti- menti di inferiorira, disfattismo, depressione, ansia, sensi di col- pa, frustrazione, ostilita, abuso di bambini e di coniugi, edoni- smo insaziabile, comportamenti sessuali abnormi, disordini nel sonno, disordini nell'alimentazione ecc . Fonti di problemi sociali

45. I sintomi fin qui elencati possono essere presenti in qualsia- si societa, ma nella societa moderna industriale sono presenti su vasta scala. Non siamo i primi a sostenere che il mondo oggi sem- bra comportarsi come un folle. Questo stato di cose non e nor- male per una societa umana. Vi e motivo di credere che 1'uomo primitivo soffrisse di minor stress e frustrazione e che fosse piu soddisfatto del suo modo di vivere che non 1'uomo moderno. E vero che non tutto era rose e fiori nelle societa primitive. L'abu- ~o di donne era comune presso gli aborigeni australiani, e la tran- sessualita era abbastanza diffusa tra alcune delle tribu indiane d America. Ma pare che, parlando in generale, i tipi di problemi che abbiamo enumerato nel paragrafo precedente fossero meno “muni tra i popoli primitivi che nella societa moderna.

46. Noi attribuiamo le problematiche sociali e psicologiche del- ~> societa moderna al fatto che essa richiede alla gente di vivere >> <ondizioni radicalmente differenti da quelle in cui la razza <mana si e evoluta, e di comportarsi in modo tale da entrare in “nflitto con i modelli di comportamento che la razza umana sviluppo durante la sua evoluzione. E chiaro, da quello che abbia- mo appena scritto, che noi consideriamo la mancanza di oppor- tunita di sperimentare propriamente il processo del potere la piu importante delle condizioni anormali alle quali la societa moder- na assoggetta 1'individuo. Ma non 1'unica. Prima di trattare la disgregazione del processo del potere come fonte di problemi sociali, discuteremo alcuni altri fattori.

47. Tra le anomalie presenti nella societa industriale moderna vi sono 1'eccessiva densita della popolazione, 1'isolamento dell'uo- mo dalla natura, 1'eccessiva rapidita dei cambiamenti sociali e il crollo delle comunita naturali di piccole dimensioni, per esem- pio le famiglie allargate, il villaggio o la tribu.

48. E accertato che la sovrappopolazione aumenta lo stress e 1'ag- gressivita. Il grado di affollamento che esiste oggi e 1'isolamento dell'uomo dalla natura sono conseguenze del progresso tecnolo- gico. Tutte le societa preindustriali erano in prevalenza rurali. La rivoluzione industriale ha aumentato a dismisura 1'estensione del- le citta e la proporzione della popolazione che vi vive, e la tecno- logia moderna industriale hanno reso possibile alla Terra di sostentare una popolazione sempre piu densa. (Inoltre, la tecno- logia inasprisce gli effetti dell'affollamento perché pone un accre- sciuto potere disgregatore nelle mani dell'uomo. Per esempio, una varieta di strumenti produttori di rumore: macchine agrico- le, radio, motocicli, ecc. Se 1'uso di questi strumenti non fosse limitato le persone desiderose di pace e quiete sarebbero mole- state dal rumore. Se il loro uso e limitato, le persone che adope- rano questi strumenti sono frustrate dai regolamenti. Ma se que- ste macchine non fossero mai state inventate non vi sarebbe sta- to alcun conflitto e non si sarebbe generata alcuna frustrazione.)

49. Per le societa primitive il mondo naturale (che, in genere, muta lentamente) forniva una struttura stabile e quindi un senso di sicurezza. Nel mondo moderno e la societa umana che domina la natura, piuttosto che il contrario, e la societa moderna cambia molto rapidamente a causa dei mutamenti tecnologici. Così non vi e una struttura stabile.

50. I conservatori sono sciocchi; lamentano la decadenza dei valori tradizionali, tuttavia sostengono entusiasticamente il pro- gresso tecnologico e la crescita economica. Apparentemente sem- bra loro sfuggire il fatto che non si possono produrre cambia- menti rapidi e drastici in campo tecnologico e nella economia di una societa senza causare rapidi mutamenti in tutti gli altri aspet- ti di detta societa; e tali mutamenti rapidi inevitabilmente fanno crollare i valori tradizionali.

51. Il crollo dei valori tradizonali in una certa estensione implica il crollo dei legami che uniscono gruppi sociali tradizionali di picco- le dimensioni. La disintegrazione dei gruppi sociali di piccole dimensioni e inoltre promossa dal fatto che le condizioni moder- ne spesso richiedono, o tentano, di spostare 1'individuo verso altre localita, separandolo dalla comunita di origine. Oltre a cio, una societa tecnologica deveindebolire i legami familiari e le comunita ><cali se vuole funzionare efficientemente. Nella societa moderna la lealta di un individuo deve essere rivolta prima al sistema e solo >< ~<condo luogo alla comunita ristretta, perché se la lealta interna ~i una piccola comunita e piu forte della lealta al sistema tali <omunita perseguiranno il loro vantaggio a spese del sistema. Supponiamo che un pubblico ufficiale o un dirigente di ~ienda assuma per un certo incarico suo cugino, un suo amico < il suo correligionario piuttosto che una persona meglio quali- ~><ata. Egli ha permesso alla lealta personale di avere la meglio ~<~la lealta al sistema, e questo e "nepotismo" o "discriminazio- qie", entrambi terribili peccati nella societa moderna. Sedicenti gocieta industriali che si sono scarsamente impegnate nel subor- J.inare personale o realta locali alla lealta al sistema sono di soli- gg molto inefficienti (basta dare uno sguardo all'America Latina). <.osi una societa industriale avanzata puo tollerare solo piccole ~omunita indebolite, piegate e rese strumenti del sistema .

53. La sovrappopolazione, i cambiamenti rapidi e il collasso del- ]g comunita sono stati ampiamente riconosciuti come fonti di problemi sociali, ma noi non crediamo che essi siano sufficienti ~ giustificare 1'estensione dei problemi che si presentano oggi ai ~ostri occhi.

54. Poche citta preindustriali erano molto estese e densamente pppolate, tuttavia i loro abitanti non sembra che abbiano soffer- <p di problemi psicologici quanto 1'uomo moderno. In America pggi esistono ancora aree rurali spopolate in cui troviamo gli stes- q~ problemi delle aree urbane, sebbene in modo meno acuto. Cosi )~ sovrappopolazione non sembra essere il fattore decisivo.

5x. Sul limite sempre in espansione della frontiera americana, ggrante il XIX secolo la mobilita della popolazione probabil- ~,ente fece sparire estese famiglie e gruppi sociali di piccole g~~ensioni forse nella stessa proporzione in cui spariscono oggi. gj fatto molti nuclei familiari vivevano per scelta in totale isola- ~pnto, non avendo vicini nell'arco di diverse miglia e non appar- fQglendo ad alcuna comunita, e tuttavia non sembra che abbiano ~z~luppato dei problemi. 5g. Inoltre il cambiamento nella frontiera americana fu molto ~z~)ido e profondo. Un uomo poteva essere nato e cresciuto in ~>a capanna di legno, al di fuori del raggio della legge e dell'or- g~~ie ed essersi nutrito di selvaggina; giunto a un'eta adulta poteva accadere che si trovasse a svolgere un impiego regolare in una qomunita ordinata con una forte presenza della legge. Questo era un cambiamento piu profondo di quello che solitamente accade nella vita di un individuo moderno, tuttavia non sembra che abbia portato a problemi psicologici. Infatti la societa americana del XIX secolo era caratterizzata da ottimismo e autostima; esat- tamente il contrario della societa odierna'.

57. Noi sosteniamo che la differenza e che 1'uomo moderno ha la consapevolezza (largamente giustificata) che il cambiamento gli e imposto, mentre nel XIX secolo 1'uomo della frontiera aveva la consapevolezza (largamente giustificata) di provocare i cam- biamenti, di propria iniziativa. Cosi un pioniere insediatosi su un pezzo di terra di sua proprieta, scelto da lui, attraverso i suoi sfor- zi lo trasformava in una fattoria. In quei giorni un intero paese poteva contare solo qualche centinaia di abitanti ed era un'entita molto piu isolata e autonoma che un paese moderno. Quindi il pioniere-fattore partecipava come membro di un gruppo relati- vamente piccolo alla creazione di una nuova, ordinata comunita. Ci si potrebbe chiedere se la creazione di questa comunita fosse un miglioramento; a ogni modo essa soddisfaceva il bisogno del pioniere per il processo del potere.

58 Dovrebbe essere possibile dare altri esempi di societa sogget- te a rapidi cambiamenti e/o prive di stretti legami collettivi sen- ~a che per questo si verificassero le imponenti aberrazioni com- portamentali che oggi si vedono nella societa industriale. Non ~ogliamo dire che la societa moderna sia la sola in cui il proces< del potere e stato frantumato. Probabilmente la maggior par- te delle societa civilizzate, se non tutte, hanno interferito con il processo del potere in una proporzione piu o meno grande. Ma nella societa industriale moderna il problema e divenuto particolarmente acuto. La sinistra, almeno nella sua recente forma (dalla meta fino alla fine del XX secolo) e in parte un sintomo della privazione del processo del potere. La disgregazione del processo del potere nella societa moderna

59. Noi dividiamo le spinte umane in tre gruppi: 1) quelle che possono essere soddisfatte con un minimo sforzo; 2) quelle che possono essere soddisfatte ma solo al prezzo di un serio sforzo; 3) quelle che non possono essere adeguatamente soddisfatte non importa quanto grande sia lo sforzo impiegato. Il processo del potere e il processo di soddisfare le spinte del secondo gruppo. Piu spinte ci sono del terzo gruppo, maggiore sara la frustrazio- ne, la rabbia, e alla fine il disfattismo, la depressione, ecc.

60. Nella societa industriale moderna le spinte dell'uomo natu- rale tendono a essere quelle del primo e del terzo gruppo; il secon- do gruppo tende a consistere in maniera sempre maggiore di spin- te create artificialmente.

61. Nelle societa primitive, le necessita fisiche generalmente cadono nel secondo gruppo. Esse possono essere soddisfatte, ma solo al costo di un grave sforzo. Ma la societa moderna tende a garantire le necessita fisiche a tutti' in cambio solo di un minimo sforzo, quindi i bisogni fisici sono posti nel primo gruppo. (Si puo discutere se lo sforzo richiesto per mantenere un lavoro deb- ba essere considerato "minimo"; ma di solito, in lavori di livello basso-medio, 1'unico sforzo richiesto e semplicemente quello del- l'obbedienza. Tu siedi o stai dove ti hanno detto di stare e fai quel- lo che ti hanno detto di fare nel modo in cui ti hanno detto di farlo. Raramente devi sforzarti seriamente, e in ogni caso a sten- to hai una qualche autonomia nel lavoro, cosi che il bisogno per il processo del potere non e ben garantito.)


62. I bisogni sociali, come il sesso, 1'amore e lo status sociale, spesso rimangono nel secondo gruppo nella societa moderna, dipendendo dalla situazione dell'individuo". Ma eccetto che per coloro che hanno una forte spinta particolare per lo status socia- le, lo sforzo richiesto per soddisfare le spinte sociali e insufficiente ad appagare adeguatamente il bisogno per il processo del potere.

63. Cosi sono stati creati dei bisogni artificiali che cadono nel secondo gruppo e quindi garantiscono il bisogno per il processo del potere. La pubblicita e le tecniche di marketing sono state svi- luppate in modo da far si che molte persone sentano il bisogno di cose che i loro nonni non desiderarono o persino sognarono mai. Cio richiede un duro sforzo per guadagnare denaro suffi- ciente per soddisfare questi bisogni artificiali, quindi essi ricado- no nel secondo gruppo (ma vedi paragrafi 80-82.) L'uomo moderno deve soddisfare il suo bisogno per il processo di potere in gran parte attraverso la ricerca di bisogni artificiali creati dal- la pubblicita e dalla industria del marketing", e attraverso atti- vita sostitutive.

64. Sembra che per molte persone, forse la maggioranza, queste forme artificiali del processo di potere siano insufficienti. Un tema ricorrente negli scritti dei critici sociali della seconda meta ~<~ XX secolo e il senso di inutilita che affligge molte persone nel- la societa moderna. (Questa mancanza di scopi e spesso chiama- <> con altri nomi, come "anomia" [una condizione della societa caratterizzata da un'assenza di norme e valori sociali, n.d.t.] e ">acuita della classe media".) Noi sosteniamo che la cosiddetta "crisi di identita" e di fatto una ricerca di intento, spesso di impe- g>< verso una conveniente attivita sostitutiva. Puo essere che 1'e- ~i~tenzialismo sia in larga parte una risposta alla mancanza di sco- pi della vita moderna". Nella societa moderna e molto diffusa la ricerca del "raggiungimento". Ma noi pensiamo che per la mag- gioranza delle persone un'attivita il cui principale obiettivo e la realizzazione (cioe una attivita sostitutiva) non sia una soddisfa- zione completamente soddisfacente. In altre parole, non soddi- sfa pienamente il bisogno per il processo del potere (vedi para- grafo 41). Questo bisogno puo essere pienamente soddisfatto solo attraverso attivita che hanno qualche traguardo esterno, come le necessita fisiche, il sesso, I'amore, lo status, la vendetta, ecc.

65. Inoltre, nei casi in cui 1'obiettivo e il guadagnare soldi, salire la scala sociale o funzionare come parte del sistema in un modo diverso, la maggior parte delle persone non sono nella posizione di perseguire i propri scopi autonomamente: la maggior parte dei lavoratori e alle dipendenze di qualcun altro e, come abbiamo sottolineato nel paragrafo 61, spendono i loro giorni facendo quello che vien detto loro di fare nella maniera in cui viene det- to loro di farlo. Persino la maggior parte di coloro che sono in affari in proprio hanno solo una autonomia limitata. E una lagnanza cronica dei piccoli imprenditori che le loro mani sono legate da una eccessiva regolamentazione governativa. Alcune di queste regole sono indubbiamente superflue, ma per la maggior parte esse sono essenziali e parti inevitabili della nostra societa estremamente complessa. Una larga porzione di piccoli affari oggi opera sul sistema delle concessioni (franchising). Il Wa/l Street Journal, alcuni anni fa, riporto che molte delle compagnie che rilasciano la concessione chiedono ai concessionari un test per- sonale destinato a escludere coloro che hanno creativita e inizia- tiva perché tali persone non danno sufficiente garanzia di ade- guarsi docilmente al sistema. Questo esclude dalle piccole atti- vita molte persone che hanno bisogno maggiore di autonomia.

66. Oggi la gente vive piu in virtu di quello che il sistema fa per loro o a loro che per quello che riescono a fare loro stessi. E quel- fp che fanno per loro e fatto sempre di piu dentro canali costrui- ti dal sistema. Le opportunita tendono a essere quelle che il siste- ma concede, ed essere sfruttate in accordo con le regole e i rego- fgmenti", e perché vi sia una possibilita di successo devono esse- re seguite le tecniche prescritte dagli esperti.

67. Cosi il processo del potere, nella nostra societa, e spezzato attraverso una mancanza di scopi reali e una mancanza di auto- nomia nel seguire gli obiettivi. Ma si frantuma anche a causa di quelle spinte umane che cadono nel terzo gruppo: le spinte che non possono essere adeguatamente soddisfatte non importa quanto grande sia lo sforzo di chi si impegna per ottenerle. Una di queste spinte e il bisogno di sicurezza. Le nostre vite dipendo- no dalle decisioni prese da altre persone; noi non esercitiamo un controllo su queste decisioni e di solito non conosciamo nem- meno coloro che decidono (“Viviamo in un mondo nel quale, in proporzione, poche persone forse 500 o 100 prendono le deci- sioni importanti”, Phlip B. Heymann della Scuola di legge di Harvard, citato da Anthony Lewis, New York Times, 21 aprile 1995). Le nostre vite dipendono dal fatto che gli standard di sicu- rezza negli stabilimenti nucleari siano mantenuti adeguatamen- te; o da quanto pesticida viene ammesso nel nostro cibo o da quanto inquinamento vi e nell'aria; dalla competenza (o incom- p“<nza) del nostro dottore. Perdere il lavoro o trovarlo dipende da decisioni prese dagli economisti del governo o dai dirigenti delle aziende; e cosi via. La maggior parte degli individui non e ><lla posizione di sentirsi sicura di fronte a queste minacce se non ~<lto limitatamente. La ricerca dell'individuo per la sicurezza e quindi frustrata, e porta a un senso di impotenza. Si potrebbe obiettare che 1'uomo primitivo e fisicamente meno sicuro dell'uomo moderno, come e dimostrato dalla sua piu breve aspettativa di vita; quindi 1'uomo moderno soffre di meno quel grado di insicurezza normale per gli esseri umani. Ma la sicurezza psicologica non dipende dalla sicurezza fisica. Quel- lo che ci fa sentire sicuri non e un livello maggiore di sicurezza oggettiva, ma un senso di fiducia nella nostra capacita di avere cura di noi stessi. L'uomo primitivo, minacciato da un animale feroce o dalla fame, puo combattere in difesa di sé stesso o spo- starsi alla ricerca di cibo. Egli non ha la certezza del buon esito di questi sforzi, ma non si trova indifeso di fronte agli aspetti che lo minacciano. L'individuo moderno, e minacciato da molti aspet- ti contro i quali e inerme: incidenti nucleari, sostanze cancero- gene negli alimenti, inquinamento ambientale, guerre, aumento delle tasse, invasione del suo privato da parte di grandi organiz- zazioni, fenomeni economici o sociali di rilevanza nazionale che possono frantumare il suo stile di vita.


69. È vero che l'uomo primitivo è impotente contro alcune minacce: la malattia per esempio. Ma egli può accettare il rischio della malattia stoicamente. Essa fa parte della natura delle cose. Non è colpa di alcuno, a meno che sia colpa di qualche immaginario demone impersonale. Ma le minacce all'individuo moderno tendono a essere costruite dall'uomo. Esse non sono il risultato del caso ma gli sono imposte da altri le cui decisioni egli, come individuo, è incapace di influenzare. Di conseguenza si sente frustrato, umiliato e pieno di rabbia.

7O. cosÍ l'uomo primitivo per la maggior parte della sua vita mantiene la propria sicurezza nelle sue mani (sia come individuo che come membro di un piccolo gruppo), mentre la sicurezza dell'uomo moderno è nelle mani di persone o organizzazioni che sono tropo remote o troppo estese perché egli sia in grado di influenzarle personalmente. CosÍ la spinta dell'uomo moderno per la sicurezza tende a cadere nel primo e nel terzo gruppo; in alcune aree (cibo, riparo, ecc.) la sua sicurezza è garantita colminimo sforzo, mentre in altre aree egli non può raggiungere un grado di sicurezza. (Questo esempio semplifica molto la situazione reale ma delinea sommariamente quanto la condizione del- l'uomo moderno differisca da quella dell'uomo primitivo.)

71. La gente ha molte spinte transitorie o impulsi che sono di necessità frustrari nella vita moderna, quindi questi cadono nel terzo gruppo. Ci si può arabbiare, ma la società moderna non può permettere il combattimento. In molte situazioni non permette nemmeno l'aggressione verbale. Quando si va in un posto si può andare di fretta o si può essere nella condizione di viaggiare lentamente, ma in generale non vi è altra possibilità che muoversi seguendo il flusso del traffico e obbedire ai segnali. Si può desiderare di svolgere la propria attività in modo diverso, ma di solito si pu lavorare solo secondo le regole stabilite dal datore di lavoro. In molti altri casi l'uomo moderno è legato a un sistema di regole e regolamenti (espliciti o impliciti) che frustrano molti dei suoi impulsi e cosÍ interferiscono coon il processo del potere. La maggior parte di quasti regolamenti non può essere messa in discussione perché essi sono indispensabili per il funzionamento della società industriale.

72. La società moderna è per certi aspetti estremamente permissiva. In materie che sono irrilevanti per il funzionamento del sistema noi possiamo fare, in gererale, quello che ci aggrada. Possiamo credere in qualsiasi religione ci piaccia (fino a quando non incoraggi comportamenti che sono pericolosi per il sistema). Possiamo andare a letto con chi ci piace (fino a quando pratichiamo un "sesso sicuro"). Possiamo fare qualsiasi cosa che ci piaccia purché non sia importante. Ma in tutte le materie importanti il sistema tende a regolare sempre più il nostro comportamento.

73. Il comportamento è regolato non solo da regole esplicite e dal governo. Il controllo è spesso esercitato attraverso una coer- cizione indiretta,attraverso una pressione psicologica o manipo- lazione, da organizzazioni, o da un sistema considerato nel com- plesso. Le organizzazioni più forti usano la propaganda. La pro- paganda non è solo limitata agli spot commerciali e alla pubbli- cità, e alcune volte non è nemmeno consciamente intesa come propaganda dalla gente che la produce. Per esempio, il contenu- to di un programma di intrattenimeno è una forma potente di propaganda. Un esempio di coercizione indiretta: non esiste alcu- na legge che dica che noi dobbiamo lavorare ogni giorno e segui- re gli ordini di chi ci impiega. L egalmente non vi è alcun divie- to che ci impedisca di andare a vivire in un posto selvaggio come i primitivi o di intraprendere un'attività indipendente. Ma in pra- tica la parte ancora selvaggia è molto esigua e in economia vi è posto solo per un limitato numero di piccoli impreditori. Quin- di, la maggior parte di noi può sovravvivere solo come l'impie- gato di qualcun altro.

74. Noisosteniamo che l'ossessione dell'uomo moderno per la longevità, per mantenere il vigore fisico e l'attrattiva sessuale a un'età avanzata, è un sintomo di incompiutezza derivante dal mancato processo per il potere. La "crisi di mezza età" è esatta- mente questo. Lo stesso dicasi per la mancanza di interesse verso la procreazione che è piuttosto comune nella società moderna ma quasi del tutto inesistente nelle società primitive.

75. Nelle società primitive la vita è una successione di stadi. Aven- do soddisfatto i bisogni e gli scopi di uno stadio, non vi è alcuna particolare riluttanza a passare allo stadio successivo. Un giovane uomo passa attraverso il processo del potere divenendo un cac- ciatore, cacciando non per sport o per realizzarsi ma per avere la carne necessaria per nutrirsi. (Nelle giovani donne il processo è più complesso, focalizzato sul potere sociale; non vogliamo discu- terlo qui). Avendo attraversato questa fase con successo, l'uomo giovane non si tira indietro di fronte alla responsabilità di costrui- re una famiglia. (Al contrario, oggi molti rinviano indefinita- mente il momento di avere figli perché troppo occupati a cerca- re qualche tipo di "realizzazione". Noi sosteniamo che la realiz- zazione di cui hanno bisogno è una esperienza adeguata del pro- cesso del potere, con reali obiettivi al posto di obiettivi artificia- li di attività sostitutive.) Ancora, essendo riuscito con successo a far crescere i suoi bambini, passando attraverso il processo del potere di provvedere alle loro necessità fisiche, l'uomo primitivo sente che il suo lavoro è compiuto e si prepara ad accettare l'età avanzata (se sopravvive a lungo) e la morte. Molti oggi, invece, sono disturbati dalla prospettiva della morte, como dimostrano gli sforzi per mantenere la condizione fisica, un bell'aspetto e la salute. Noi sosteniamo che ciò dipende dalla non realizzazione che scaturisce dal non usare i propri poteri fisici per qualcosa, cioè: non sono mai passati attraverso il processo del potere di uti- lizzare i loro corpi in una maniera seria. Non è l'uomo primiti- vo, che usa quotidianamente il suo corpo per scopi pratici, a temere il deterioramento dell'età, ma l'uomo moderno, che non ha mai utilizzato il suo corpo per scopi pratici al di là del cam- minare dalla sua macchina alla sua casa. L'uomo il cui bisogno per il processo del potere è stato soddisfatto durante la sua vita è colui che è meglio preparato ad accettare la fine di quella vita.

76. In risposta agli argomenti di questa sezione qualcuno dirà: “La società deve trovare il modo di dare a tutti l'opportunità di passare attraverso il processo del potere”. Ma il valore dell'op- portunità viene distrutto dal fatto che la società gliela concede. Questo di cui c'è bisogno è di trovare o concretizzare le proprie opportunità. Fino a che il sistema concede agli individui le oppor- tunità liavrà sempre al guinzaglio. Per ottenere l'autonomia occorre sciogliere questo laccio.

Come alcune persone si adattano

77. Non tutti nella società industriale tecnologica soffrono di problemi psicologici. Alcuni sostengono persino di essere del tut- to soddisfatti della società cosÍ com'è. Vediamo ora il perché di questa disparità di vedute.

78. Primo, ci sono senza ombra di dubbio differenze nella forza della spinta per il potere. Individui con una spinta debole posso- no avere, relativamente, poco bisogno di passare attraverso il pro- cesso del potere, o almeno uno scarso bisogno di autonomia all'interno di questo processo. Questi sono i caratteri docili che sarebbero stati felici come i neri delle piantagioni del vecchio sud. (Non intendiamo disprezzare i neri delle piantagioni. Diamo atto che la maggior parte degli schiavi non era contenta della propria schiavitù. Ma noi disprezziamo le persone che sono contente del- la loro schiavitù.)

79. Alcune persone possono avere una spinta eccezionale, inse- guendo la quale soddisfano il loro bisogno per il processo del potere. Per esempio, coloro che hanno una spinta particolar- mente forte per lo status sociale possono spendere l'intera vita a salire la scala sociale senza mai annoiarsi.

8O. La gente ha vari gradi di suggestionabilità di fronte alla pub- blicità e alle tecniche di marketing. Alcune persone sono cosÍ influenzabili che pur avendo una grande disponibilità di denaro non riescono a soddisfare la loro costante, insaziabile bramosia per i nuovi giocattoli scintillanti che l'industria del marketing fa penzolare davanti ai loro occhi. CosÍ si sentono sempre finanzia- riamente sotto pressione anche se loro entrate sono notevoli e la loro bramosia è continuamente frustrata.

81. Alcuni hanno una scarsa permeabilità alla pubblicità e alle tecniche di marketing. Sono le persone non interessate al dena- ro. Le acquisizionimateriali non soddisfano il loro bisogno per il processo del potere.

82. Persone mediamente condizionabili dalla pubblicità e dalle tecniche di marketing sono capaci di guadagnare abbastanza denaro per soddisfare i loro desideri, ma solo al costo di un serio sforzo (straordinari, secondo lavoro, promozioni). In questo caso l'acquisizione materiale va incontro al loro bisogno per il proces- so del potere. Ma ciò non vuol dire che questo bisogno sia pie- namente soddisfatto. Essi possono avere una autonomia insuffi- ciente nel processo del potere (il loro lavoro può consistere nel- l'eseguire ordini) e alcune delle loro spinte possono esserefru- strate (per esempio la sicurezza e l'aggressione). (Noi siamo col- pevoli di una eccessiva semplificazione nei paragrafi 8O-82 per- ché supponiamo che il desiderio per l'acquisizione materiale sia, nel suo complesso, una creazione dell'industria della pubblicità e del marketing. Naturalmente non è cosÍ semplice.)

83. Alcuni soddisfano in parte il loro bisogno per il potere iden- tificandosi con una potente organizzazione o con un movimen- to di massa. Un individuo che manca di scopi o di potere si uni- sce a un movimento o a un'organizzazione, adotta i suoi obietti- vi come propri, quindi lavora per questi obiettivi. Quando alcu- ni di questi sono raggiunti, l'individuo, anche se i suoi persona- li sforzi hanno giocato solo una parte insignificante nel loro rag- giungimento, si sente (attraverso la sua identificazione con il movimento o l'orgazzazione) come se fosse passato attraverso il processo del potere. Questo fenomeno fu sfruttato dai fascisti, dai nazisti e dai comunisti. La nostra società lo usa allo stesso modo, sebbene in maniera meno crudele. Esempio: Manuel Noriega costituiva un problema per gli Usa (obiettivo, quindi, punire Noriega). Gli Usa invasero Panama (sforzo) e punirono Noriega (raggiungimento dell'obiettivo). Gli Usa passarono attraverso il processo del potere e molti americani, in virtù della loro identificazione con gli Usa, sperimentarono il processo del potere per delega. Da ciò nacque l'approvazione pubblica del- l'invasione di Panama; essa diede alla gente un senso di potere. Noi vediamo lo stesso fenomeno negli eserciti, nelle aziende, nei partiti politici, organizzazioni umanitarie, movimenti religiosi o ideologici. In particolare, i movimenti di sinistra tendono ad attrarre persone che cercano di soddisfare il loro bisogno di pote- re. Ma per la maggior parte delle persone, l'identificazione con un'organizzazione o movimento di massa non soddisfa piena- mente il bisogno di potere.

84. Un altro modo con il quale si può soddisfare il proprio biso- gno del processo di potere sono le attività sostitutive. Come spie- ghiamo nei paragrafi 38-42, un'attività sostitutiva è diretta verso un obiettivo artificiale; l'individuo la pratica per l'interesse verso il processo di "conseguimento" che ne ricava, non perché ha biso- gno di soddisfare quello scopo specifico. Per esempio non vi è un motivo pratico per costruirsi enormi muscoli, inviare una picco- la palla dentro una buca o acquisire una serie completa di fran- cobolli postali. Tuttavia molte persone nella nostra società si dedi- cano con passione al body-building, al golf oa collezionare fran- cobolli. Alcune persone facilmente influenzabili saranno portate a dare più importanza a una attività sostitutiva perché le persone intorno la considerano importante o perché la società dice che è importante. Questa è la ragione per cui alcuni prendono molto sul serio attività essenzialmente banali come gli sport, il bridge o glischacchi o la ricerca di arcane conoscenze, mentre altri che hanno una visione più chiara le vedono niente altro che come attività sostitutive e di conseguenza non daranno importanza a quel modo di soddisfare il bisogno per il processo del potere. Rimane solo da sottolineare che, in molti casi, il modo in cui una persona si guadagna la vita è anch'essa una attività sostitutiva. Non una pura attività sostitutiva, visto che, in parte, il motivo dell'attività è di ottemperare alle necessità fisiche e (per alcune persone) raggiungere lo status sociale e le agiatezze che la pub- blicità gli fa desiderare. Ma molte persone si sforzano più del necessario per guadagnare denaro e status, e questo sforzo aggiun- tivo costituisce una attività sostitutiva. Questo sforzo addiziona- le, insieme all'investimento emozionale che lo accompagna, è una delle forze più potenti che agiscono verso il continuo sviluppo e perfezionamento del sistema, con conseguenze negative per la libertà individuale (vedi paragrafi 131). Specialmente per gli scienziati più fecondi e gli ingegneri, il lavoro tende a essere in larga misura un'attività sostitutiva. Questo punto è cosÍ impor- tante che merita una discussione a parte (paragrafi 87-92).

85. In questa sezione abbiamo spiegato come molte persone nel- la società moderna soddisfano in misura variabile il loro bisogno per il processo del potere. Ma noi pensiamo che per la maggio- ranza delle persone questo bisogno non sia pienamente soddi- sfatto. Inprimo luogo, coloro che hanno una spinta eccessiva per lo status, o che sono decisamente "agganciati" a una attività sosti- tutiva o che si identificano abbastanza fortemente con un movi- mento o un'organizzazione per soddisfare il loro bisogno di pote- re sono personalità inconsuete. Altri non sono pienamente sod- disfatti dalle attività sostitutive o dall'identificazione con una organizzazione (vedi paragrafo 41, 64). In secondo luogo, un controllo stretto viene imposto dal sistema attraverso una rego- lamentazione esplicita o attraverso la socializzazione, e questo provoca mancanza di autonomia e frustazione, per l'impossibi- lità di raggiungere certi obiettivi e per la necessità di contenere troppi impulsi.

86. Ma anche se la maggior parte delle persone nella società indu- striale teconologica fosse soddisfatta, noi (FC) ci opporremo sem- pre a quella forma di società, perché ( tra le altre ragioni) consi- deriamo degradante soddisfare il bisogno di qualcuno per il pro- cesso del potere attraverso attività sostitutive o attraverso l'iden- tificazione con una organizzazione piuttosto che attraverso la conquista di obiettivi reali.

Le ragioni degli scienziati

87. La scienza e la tecnologia forniscono i più importanti esem- pi di attività sostitutive. Alcuni scienziati dichiarano che sono motivati dalla "curiosità", asserzione semplicemente assurda. La maggior parte degli scienziati lavora su materie almente spe- cialistiche che non sono oggetto di normale curiosità. Per esem- pio un astronomo, un matematico o un entomologo sono curio- si delle proprietà dell'isopropiltrimetilmetano? Di sicuro no. Solo un chimico può esserlo e lo è solo in quanto la chimica è la sua attività sostitutiva. Il chimico è curioso dell'appropriata classifi- cazione di nuove specie di scarabei? No. È una questione che inte- ressa solo l'entomologo, e lo interessa solo perché l'entomologia è la sua attività sostitutiva. Seil chimico e l'entomologo dovesse- ro impegnarsi a fondo per soddisfare i bisogni primari e se qel- lo sforzo permettesse di esercitare le loro capacità in modo sÍ inte- ressante seppure non nel settore scintifico, allora non darebbe- ro alcuna importanza all'isopropiltrimetilmetano o alla classifi- cazione degli scarabei. Supponiamo che la mancanza di fondi per l'educazione scolastica di grado superiore avesse costretto il chi- mico a divenire un agente assicurativo. In quel caso sarebbe sta- to molto interessato alle materie assicurative e per nulla interes- sato all'isopropiltrimetilmetano. In ogni caso non è nomale spendere la quatità di tempo e di sforzi che gli scienziati dedi- cano al loro lavoro per soddisfare una semplice curiosità. Perciò, la spiegazione della "curiosità" come ragione degli scienziati per il loro lavoro non si regge in piedi.

88. La motivazione del "beneficio per l'umanità" non è da meno. Uncerto tipo di lavoro scientifico non ha niente a che vedere con il benessere della razza umana - la maggior parte dell'archeologia e delle linguistiche comparate, per esempio. Altre aree della scien- za invece, possono presentare sbocchi pericolosi. Tuttaavia gli scienziati di queste aree sono entusiasti del loro lavoro allo stesso modo di quelli che scoprono vaccini o studiano l'inquinamento dell'aria. Consideriamo il caso di Edward Teller, che si impegnò a fondo nel promuovere installazioni di energia nucleare. Il suo coinvolgimento derivava dal desiderio di beneficiare l'umanità? Se cosÍ, allora perché Teller non sentÍ alcun coinvolgimento per altre cause "umanitarie"? Se era un tale filantropo allora perché parteci può alla creazione della bomba H? Come per molti altri traguardi scientifici è aperta la questione se il nucleare sia realmente un reale beneficio per l'umanità. L'energia elettrica a basso costo è più importante dei rifiuti che si accumulano e del rischio di incidenti? Teller parlò solo di una parte della questione. Chiaramente questo profondo interesse verso il potenziale nucleare era motivato non da un desiderio di beneficiare l'umanità ma dalla soddisfazione personale che egli trasse dal suo lavoro e dal vederlo attuato.

89. Lo stesso si può dire degli scienziati in generale. Con qual- che rara eccezione le loro ragioni non sono né la curiosità né il desiderio di benessere l'umanità bensÍ il bisogno di passare attra- verso il processo del potere: avere un obiettivo (un problema scientifico da risolvere), fare uno sforzo (ricerca) e raggiungere un obiettivo (soluzione del problema). La scienza è una attività sosti- tutiva perché gli scienziati lavorano soprattutto per la soddisfa- zione che ne ricavano.

9O. Certamente la questione non è cosÍ semplice. Altri motivi giocano un ruolo per molti scienziati. Il denaro e lo status per esempio. Alcuni scienziati possono essere persone con una spin- ta insaziabile per lo status (vedi paragrafo 79) e questo potrebbe essere il motivo principale del loro lavoro. Senza dubbio la mag- gioranza degli scienziati, come la maggioranza della popolazione comune, è più o meno suscettibile alla pubblicità e alle tecniche di marketing e ha bisogno di denaro per soddisfare l'ambizione di possedere determinati beni e servizi. CosÍ la scienza non è pura attività sostitutiva; ma è in gran parte una attività sostitutiva.

91. Inotre la scienza e la tecnologia costituiscono un potente movimento di massa, molti scienziati gratificano il loro bisogno di potere attraverso l'identificazione con esso (vedi paragrafo 83).

92. CosÍ la scienza prosegue la sua marcia alla cieca, senza riguar- do per il reale benessere della razza umana o per ogni altro crite- rio, obbediente sono ai bisogni psicologicidegli scienziati e dei funzionari governativi e dei dirigenti industriali che forniscono i fondi per la ricerca.

La natura della libertà

93. Stiamo arrivando a sostenere che la società industriale te- cnologica non può essere riformata in modo da impedire che essa progressivamente restringa la sfera della libertà umana. Poiché la parola libertà può essere interpretata in molti modi, dobbiamo prima chiarire a che tipo di libertà siamo interessati.

94. Con libertà intendiamo l'opportunità di passare attraverso il processo del potere con obiettivi reali, non con quelli artificiali di attività sostitutive, e senza interferenza, manipolazione o supervisione di alcuno, specialmente di qualche organizzazione. libertà significa essere in grado di controllare (sia come indivi- duo che come menbro di un piccolo gruppo) tutti gli aspetti rela- tivi alla propria vita-morte; cibo, vestiti, riparo e difesa contro qualsiasi pericolo ci possa essere nel proprio circondario. Libertà significa avere potere; non il potere di controllare altre persone ma il potere di controllare le circostanze della propria vita. Nes- suno è libero se qualcun altro (specialmente una grossa organiz- zazione) lo ha in suo potere, non importa con quanta benevo- lenza, tolleranza e permissivismo questo potere sia esercitato. È importante non confondere la libertà con il mero permissivismo (vedi paragrado 72).

95. Si dice che noi viviamo in una società libera perché abbiamo un certo numero di diritti costituzionalmente garantiti. Ma que- sti non sono importanti come sembra.Il grado di libertà persona- le che esiste in una società è determinato più dalla struttura eco- nomica e tecnologica che dalle sue leggi o dalla sua forma di gover- no. La maggior parte delle nazioni indiane del NewEngland era- no monarchie, e molte città del Rinascimento italiano erano com- trollate da dittatori. Ma leggendo di queste società si ha l'impres- sione che esse permettessero molta piÙ libertà personale della nostra. In parte questo accadeva perché non avevano meccanismi efficienti per rinfozare la volontà del reggente: non vi era una for- za di polizia moderna, bene organizzata, non vi erano comunica- zioni rapide tra lunghe distanze, non vierano camere di sorve- glianza, né dossier informativi sulla vita dei cittadini comuni. Quindi era relativamente facile evadere il controllo.

96. Fra i nostri diritticostituzionali consideriamo, per esempio, quello della libertà di stampa. Noi certamente non vogliamo colpire quel diritto; è uno strumento molto importante per limitare la concentrazione del potere politico e tenerlo sotto controllo esponendo pubblicamente qualsiasi comportamento scorretto. Ma la libertà è di epoca utilità per il cittadino medio come individuo. I mass media sono per la maggior parte sotto il controllo di grandi organizzazioni integrate neel sistema. Qualsiasi persona, con pochi soldi, può pubblicare uno scritto o distribuirlo su Internet o simili, ma quello che egli avrà da dire sarà travolto da una enorme quantità di materiale prodotto dai media, quindi non avrà alcun effetto pratico. Colpire l'attenzione della società con le parole è quindi quasi impossibile per la maggior parte degli individui e dei piccoli gruppi. Prendi noi (FC), per esempio. Se non avessimo compiuto alcunché di violento e avessimo inviato il presente scritto a un editore, probabilmente non sarebbe stato pubblicato. Se lo avessero accettato e pubblucato probabilmente non avrebbe attratto molti lettori perché è piÙ interessante il divertimento messo in piedi dai media che legge- re un saggio serio. Persino se questi scritti avessero avuto molti lettori, la maggior parte di loro li avrebbe presto dimenticati vista la massa di materiale con cui i media inondano le loro menti. Per diffondere il nostro messaggio, con qualche probabilità di avere un effetto duratro, abbiamo dovuto uccidere delle persone.

97. I diritti costituzionali sono utili fino a un certo punto, ma non servono a garantire molto di piÙ di quello che potremmo chiamare la concezione borghese della libertà. Secondo la concezione borghese, un uomo "libero" è essenzialmente un elemento di una macchina sociale e ha solo un certo numero di libertà codificare e circoscritte; libertà che sono disegnate per servire i bisogni della macchina sociale piuttosto che quelli dell'individuo. CosÍ l'uomo "libero" borghese ha una libertà economica perché promuove la crescita e il processo; ha libertà di stampa perché la critica pubblica limita il comportamento scorretto dei leader politici; e ha diritto a un giusto processo perché, secondo il sistema, la carcerazione per il capriccio di un potente sarebbe considerato un atto iniquo. Questo fu sicuramente l'atteggiamento di SimÓn BolÍvar. Per lui la gente meritava la libertà solo se la si usava per promuovere il progresso (progresso secondo la concezione borghese). Altri pensatori borghesi hanno avuto un simile punto di vista della libertà come semplice mezzo per fini collettivi. Chester C. Tan nel suo il pensiero politico cinese nel XX secolo (p.2O2) spiega la filosofia del leader del Kuomintang, Hu-Ha-min: “A un individuo sono concessi dei diritti perché egli è un membro della società e la sua vita comunitaria richiede tali diritti. Con comunità Hu intende l'intera società della nazione”. E a p. 259 Tan afferma che secondo Carsum Chang (Chang Chun-Mai, capo del Partito di Stato Socialista in Cina) la libertà deve essere usata nell'interesse dello Stato e della gente considerata nel suo complesso. Ma che tipo di libertà possiede un individuo che può esercitare solo una libertà prescritta da qualcun altro? La concezione di FC della libertà non è quella di SimÓn BolÍvar, Hu, Chang o altri teorici borghesi. Il problema di tali teorici è che hanno fatto dello sviluppo e dell'applicazione delle teorie sociali la loro attività sostitutiva. Conseguentemente, le teorie sono designate a servire i bisogni dei teorici piÙ che i bisogni di qualsiasi persona sufficientemente sfortunata da vivere in una società nella quale quelle teorie sono imposte.

98. Un altro punto deve essere sottolineato in questa sezione non si dovrebbe pensare che una persona ha abbastanza libertà solo perché dice di averla. La libertà è in parte limitata dal controllo psicologico del quale la gente non si rende conto. Inoltre, molte idee della gente su quello che costituisce la libertà sono dettate piÙ dalla convezione sociale che dai bisogni reali. Per esempio, è probabile che molti uomini di sinistra o del tipo sovrasocilizzato dicano che la maggior parte delle persone, inclusi loro stessi, sono socializzati troppo poco piuttosto che troppo, tuttavia il sovrasocializzato di sinistra paga un pesante prezzo psicologico per il suo alto livello di socializzazione.

Alcuni princÍpi di storia

99. Pensa alla storia come la somma di due componenti: una componente eratica che consiste di eventi non prevedibili che seguono un iter non discernibile, e una componente regolare che consiste di tendenze storiche di lungo termine. Qui noi siamo interessati alle tendenze di lungo termine.

1OO. Primo principio. Se viene applicato un piccolo cambiamento che influenza una tendenza storica di lungo periodo quel cambiamento sarà sempre transitorio: la tendenza presto ritornerà al suo stato originale. (Esempio: un movimento di riforma che ha il fine di eliminare la corruzione politica nella società raramente ha piÙ di un effetto a brevetermine; presto o tardi i riformatori si rilassano e la corruzione ritorna. Il livello della corruzione politica in una data società tende a rimanere costante o a cambiare solo lentamente con l'evoluzione della società. Normalmente una epurazione politica sarà permanente solo se accompagnata da cambiamenti sociali diffusi; un piccolo cambiamento nella società non sarà sufficiente.) Se un piccolo cambiamento in una tendenza storica di lungo termine appare permanente è solo perché il cambiamento si muove nella direzione in cui la tendenza si sta muovendo, cosÍ che la tendenza non viene alterata ma solo aiutata a progredire.


Punti da 101 a 134


135. Nel paragrafo 124 abbiamo usato l'esempio del vicino debo- le che viene sconfitto da un vicino forte costringendolo a una serie di compromessi gli prende tutta la terra. Ma supponiamo ora che il vicino forte si ammali tanto da essere incapace di difendersi. Il vicino debole può costringerlo affiché gli ridia indietro la terra oppure può ucciderlo. Se permette all'uomo forte di sopravvivere e si dà da fare solo per riavere la terra è uno stupido, perché quan- do l'altro guarirà se la riprenderà. La sola alternativa possibile per l'uomo debole è di uccidere il piÙ forte quando ne ha la possibilità. Allo stesso modo, dobbiamo distruggere il sistema industriale mentre è debole. Se ci compromettiamo con esso e lo lasciamo guarire dalla sua malattia alla fine ci toglierà tutta la nostra libertà.

I piÙ semplici problemi sociali si sono dimostrati insolubili

136. Se nonostate ciò qualcuno immagina che sarebbe possibi- le riformare il sistema in modo tale da proteggere la libertà dalla tecnologia inducetelo a riflettere su come la società abbia affron- tato altri problemi sociali, molto piÙ semplici e facili, con roz- zezza e senza alcun risultato. Tra le altre cose, il sistema non ha avuto successo nel fermare la degradazione ambientale, la corru- zione politica, il traffico di droga e l'abuso domestico.

137. Prendiamo per esmpio i nostri problemi ambientali. Qui il conflitto di valori è semplice: la convenienza economica attua- le contro il salvataggio di alcune risorse naturali per i nostri nipo- ti. Ma su questo argomento la risposta è solo un mucchio di discorsi a vanvera e di ragionamenti confusi daparte delle per- sone che detengono il potere; mai una linea di azione chiara e fondata, e cosÍ continuiamo ad accrescere i problemi ambientali con cui dovranno vivere in futuro i nostri nipoti. I tentativi di risolvere il tema ambientale consistono in lotte e compromessi tra differenti fazioni, alcune delle quali prevalenti in un dato momento o in un altro. La linea di azione cambia a seconda del- le correnti dell'opinione pubblica. Questo non è un processo razionale, o tale da portare con buona probabilità a una soluzio- ne definitiva e positiva del problema. I maggiori problemi socia- li, se "risolti" del tutto, raramente o mai lo sono attraverso un qualunque piano razionale complessivo. Essi si risolvono solo attraverso un processo nel quale vari gruppi in competizione ricercano il loro proprio interesse, di solito a corto termine, arri- vando (principalmente grazie alla fortuna) a un certo modus vivendi piÙ o meno stabile. Infatti, i princÍpi che abbiammo for- mulato nei paragrafi 1OO-1O6 fanno dubitare che la pianificazio- ne razionale sociale a lungo termine possa avere mai successo.

138. È chiaro, pertanto, che la razza umana ha, tutt'al piÙ, una capacità molto limitata di risolvere i problemi sociali, persino quelli relativamente facili. Come si dovrebbe risolvere allora il problema molto piÙ difficile e sottile di riconciliare la libertà con la tecnologia? La tecnologia presenta vantaggi materiali chiarissi- mi, mentre la libertà è un'astrazione che assume diverso signifi- cato a seconda delle persone e la sua perdita è facilmente coper- ta dalla propaganda chiacchiere inutili.

139. C'è inoltre una differenza importante: è possibile che i nostri problemi ambientali (per esempio) possano un giorno esse- re risolti attraverso un piano razionale complessivo, ma se questo accadrà sarà solo perché è nell'interesse a lungo termine del siste- ma risolvere questi problemi. Invece non è interesse del sistema preservare la libertà o l'aunomia di un piccolo gruppo. Al con- trario, è nell'interesse del sistema allargare il piÙ possibile il con- trollo del comportamento umano. CosÍ mentre le considera- zioni pratiche possono alla fine obbligare il sistema ad avere un approccio razionale e prudente ai problemi ambientali, conside- razioni egualmente pratiche spingeranno il sistema a regolare il comportamento umano ancora piÙ accuratatamente (di preferen- za con mezzi indiretti che dissimuleranno l'attacco alla libertà). Questa non è solo la nostra opinione. Eminenti scienziati socia- li (per esempio James Q. Wilson) hanno sottolineato l'impor- tanza di preparare meglio le persone alla "vita sociale".

14O. Confidiamo di aver convito il lettore che il sistema non può essere riformato in modo tale da conciliare la libertà con la tecnologia. Il solo modo è di fare completamentte a meno del sistema industriale tecnologico. Questo implica la rivoluzione, non neccessariamente un'insurrezione armata, ma certamente un cambiamento radicale e fondamentale nella natura della società.

141. La gente pensa che poiché la rivoluzione implica un cam- biamento molto piÙ radicale della riforma sia piÙ difficile deter- mnarla. In realtà, in certe circostanze, la rivoluzione è piÙ facile che la riforma. La ragione è che un movimento rivoluzionario può ispirare una intensità di impegno che un movimento di rifor- ma non può ispirare. Un movimento di riforma offre solo la pos- sibilità di risolvere un problema sociale particolare. Un movi- mento rivoluzionario offre la possibilità di rsokvere tutti i pro- blemi in un colpo solo e di creare un mondo interamente nuovo; fornisce il tipo di ideale per il quale la gente accetterà di accol- larsi un rischio e di fare grandi sacrifici. Per queste ragioni sareb- be molto piÙ facile rovesciare l'intero sistema tecnologico che imporre restrizioni e divieti permanenti allo sviluppo dell'appli- cazione di qualunque segmento della tecnologia, come l'inge- gneria genetica. In condizioni opportune un grande numero di persona potrebbe dedicarsi con passione a una rivoluzione con- tro il sistema industrile-tecnologico. Come notavamo nel para- grafo 132, i riformatori che cercano di limitare certi aspetti del- la tecnologia potrebbero impegnarsi per evitare un danno. Ma i rivoluzionari lavorano per ottenere una altissima ricompensa: la realizzazione della loro visione rivoluzionaria, e quindi lavorano più duramente e con più tenacia dei riformatori.

142. La riforma è sempre frenata dalla paura delle possibili conse- guenze negative in caso di cambiamenti poco prevedibili. Ma, una volta che la febbre rivoluzionaria ha preso piede in una società, la gente è disposta ad affrontare infinite avversità per fine della rivoluzione. Questo fu dimostrato chiaramente nella rivoluzione fracese e russa. Potrebbe essere accaduto, in quei casi, che solo una minoranza della popolazione fosse realmente impegnata nel- la rivoluzione, ma questa minoranza era sufficientemente ampia e attiva da divenire la forza dominante nella società. Riparleremo più a lungo della rivoluzione nei paragrafi 180-105.

Controllo del comportamento umano

143. Sin dall'inizio della civiltà le società organizzate hanno imposto dei condizionamenti agli essere umani a vantaggio del funzionamento dell'organismo sociale. I tipi di condizionamen- ti variano grandemente da una società all'altra. Alcuni sono fisi- ci (dieta povera, lavoro eccessivo, inquinamento ambientale), alcuni psicologici (rumore, affollamento, obbligo di adattare il proprio comportamento al modello che la società richiede). Nel passato la natura umana è stata molto stabile o, in ogni caso, poco mutevole. Di conseguenza, le società sono state capaci di condi- zionare la gente solo entro certi limiti. Quando il limite della sop- portazione umana viene oltrepassato ecco comparire gli aspetti negativi: ribellione, crimine, corruzione, assenteismo, depressio- ne e altri disturbi mentali, un elevato indice di mortalità, un indi- ce di natalità basso o altro ancora, cosÍ che la socità o crolla o il suo funzionamento perde di efficienza ed essa è sostituita (velo- cemente o gradulmente, attraverso la conquista, il logoramento o l'evoluzione) da una forma di società piÙ valida.

144. CosÍ la natura umana, in passato, ha posto alcuni confini allo sviluppo delle società. La gente poteva essere spinta verso schermi comportamentali prefissati solo entro certi limiti. Ma oggi protrebbe avvenire un cambiamento perché la tecnologia moder- na sta sviluppando delle misure per modificare gli esseri umani.

145. Immaggina una società che costringe a vivere in con- dizioni di grande infelicità cosÍ da fornire le droghe per scacciar via questa condizione. Fantascienza? In un certo qual modo ciò sta realmente accadendonella nostra società. È noto quanto sia ampiamente aumetato l'indice della depressione clinica negli ultimi decenni. Noi crediamo che questo sia dovuto alla disgre- gazione del processo del potere, come spiegato nei paragrafi 59- Ma persino se fossimo in errore l'aumentato indice della depressione è certamente il risultato di alcune condizioni presen- ti nella società di oggi. Invece di rimuovere le condizioni che ren- dono la gente depressa la società moderna fornisce droghe anti- depressive. In effetti gli antidepressivi sono un mezzo per modi- ficare l'interiorità dell'individuo in modo da permettergli di tol- lerare condizioni sociali altrimenti insopportabili. (Naturalmen- tesappiamo che la depressione è spesso di origine puramente genetica. Noi ci stiamo riferendo qui a quei casi nei quali l'am- biente gioca il ruolo predominante).

146. Le droghe che condizionano la mente sono solo uno dei mezzi di controllo del comportamento umano che la società moderna sta sviluppando. Guardiamone qualche altro.

147. Per cominciare, vi sono le tecniche di sorveglianza. Attual- mente videocamere nascoste sono usate nella maggior parte dei negozi e in molti altri posti; i computer sono usati per raccoglie- re e elaborare grandi quantità di informazioni sugli individui. I dati cosÍ ottenuti aumentano l'efficaccia della coercizione fisica (esempio: rafforzamento delle leggi). Quindi vi sono i metodi della propaganda, ai quali i mezzi di comunicazione di massa for- niscono un veicolo efficace. Tecniche efficaci sono state svilup- pate per vincere le elezioni, vendere prodotti, influenzare l'opi- nione pubblica. L'industria dell'intrattenimento serve come importante strumento psicologico del sistema persino quando scodella grandi quantità di esso e violenza. L'intrattenimento fornisce all'uomo moderno mezzi indispensabili di fuga. Assor- bito dalla televisione, video ecc., egli può dimenticare lo stress, l'ansia, la frustrazione, l'insoddisfazione. Molte persone "non civilizzate" quando non devono lavorare sono contente di sedere per ore non facendo nulla perché sono in pace con sé stesse e con il mondo. Ma la maggior parte delle persone moderne devono essere costantemente occupate o intrattenute sennò si "annoia- no", diventano inquiete, agitate, irritabili.

148. Altre tecniche agiscono in modo piÙ sotterraneo di quelle menzionate. L'educazione non è piÙ il semplice compito di puni- re bambino quando non conosce la lezione e di congratular- sicon lui quando la sa. L'educazione sta diventanto una tecnica scientifica destinata a controllare lo sviluppo del bambino. Il Centro di apprendimento Sylvan, per esempi, ha avuto un gran- de successo nel motivare i bambini allo studio, e, allo stesso modo, tecniche psicologiche sono usate con piÙ o meno succes- so in molte scuole convenzionali. Tecniche insegnate "ai genito- ri" servono a far sÍ che i bambini accettino i valori fondamentali del sistema e a farli comportarenel modo che il sistema trova desi- derabile. Programmi di salute mentale, tecniche di "intervento", la psicoterapia e cosÍ via sono apparentemente destinate al benes- sere degli individui, ma in pratica servono, di solito, come meto- di per indurli a pensare ea comportarsi come il sistema richiede. (Non vi è alcuna contraddizione. Un individuo che, a causa del proprio atteggiamento o comportamento, si trovi in conflitto con il sistema è destinato a fronteggiare una forza potente che non è capace di sottomettere o di sfuggire, quindi è probabile che sof- fra di stress, frustrazione, sconfitta. La sua strada sarà molto piÙ facile se pensa e si comporta come il sistema vuole. In questo sen- so, il sistema si muove per il bene dell'individuo quando gli fa il lavaggio del cervello e lo induce al cnformismo). L'abuso di bam- bini nelle sue forme piÙ rozze e ovvie è disapprovato in quasi tut- te le culture. Tormentare un bambino per una ragione futile o per nessuna ragione è qualcosa che terrorizza quasi tutti. Ma molti psicologi interpretano il concetto di abuso in una misura molto piÙ ampia. Lo sculacciare, quando usato come parte di un siste- ma razionale e esauriente di disciplina, può essere una forma di abuso? La questione sarà alla fine decisa dal sapere se le sculac- ciate tendono a produrre un comportamento che faciliterà l'in- serimento della persona nel sistema esistente di sociatà. In prati- ca, la parola "abuso" tende a inclure qualsiasi metodo di edu- cazione dei bambini che produca comportamenti sconvenienti per il sistema. CosÍ, quando vanno al di là della prevenzione del- la ovvia crudeltà insesata, i programmi per prevenire "abuso sui bambini" sono diretti verso il controllo del comportamento umano da parte del sistema.

149. Presumibilmente la ricerca cercherà di aumentare l'effica- cia delle tecniche psicologiche nel controllo del comportamento umano. Ma noi pensiamo che sia improbabile che le tecniche psi- cologiche da sole possano essere sufficienti a far adattare gli esse- ri umani al tipo di società che la tecnologia sta creando. Si dovrà ricorrere probabilmente a metodi biologici. Abbiamo già parlato dell'uso delle droghe in relazione a questo. La neurologia potreb- be fornire altre strade per modificare laq mente umana. L'inge- gneria genetica degli esseri umani è già all'opera nella forma di "terapia dei geni" e non vi è alcuna ragione per ritenere che tali metodi non saranno alla fine usati per modificare quegli aspetti del corpo che condizionano il funzionamento mentale.

15O. Come abbiamo detto nel paragrafo 133 sembra che la società industriale stia entrando inun periodo di pesante crisi, dovuto in parte ai problemi del comportamento umano e in parte ai problemi economici e dell'ambiente. E una considere- vole proporzione dei problemi economici e ambientali del siste- ma deriva dal modo in cui gli esseri umani si comportano. Alie- nazione, bassa autostima, dpressione, ostilità, ribellione, bam- bini che non vogliono studiare, gang di giovani, uso di droghe illegali, abuso di bambini, altri crimini, sesso insicuro, gravi- danze di bambine, crescita della popolazione, corruzione politi- ca, odio tra razze, rivalità etnica, conflitti ideologici aspri (per esempio gli abortisti "per la scelta" contro gli antiabortisti "per la vita"), l'estremismo politico, il terrorismo, il sabotaggio, i gruppi antigoverno, i gruppi di odio. Tutto questo minaccia la reale sopravvivenza del sistema. Il sistemasi vedrà obbligato a usare qualunque mezzo pratico per controllare il comporta- mento umano.

151. La disgregazione sociale che noi oggi vediamo non è certa- mente il risultato di un caso. Esso può essere solo il risultato delle condizioni di vita che il sistema impone alla gente. Noi abbiiamo sostenuto che la piÙ importante di questecondizioni è la disgrega- zione del processo del potere. Se il sistema ha buon esito nell'im- porre un controllo sufficiente sul comportamento umano per assi- curare la sua propria sopravvivenza, un nuovo spartiacque nella storia umana sarà oltrepassato. Dove in passato i limiti della resi- stenza umana hanno imposto limiti allo sviluppo delle società (come abbiamo spiegato nei paragrafi 143 e 144) la società indu- striale-tecnologica sarà capace di oltrepassare questi limiti modifi- cando gli esseri umani, sia con metodi psicologici che con metodi biologici o con entrambi. Nel futuro i sistemi sociali non dovran- no adattarsi alla richiesta dei bisogni degli esseri umani. Invece l'essere umano si adatterà alla richiesta dei bisogni del sistema.

152. In generale, il controllo tecnologico sul comportamento umano probabilmente non sarà introdotto con una intenzione totalitaria o col desiderio conscio di restringere la libertà uma- na. Ogni nuovo passo nella diffusione del controllo sulla men- te umana sarà conderato come una risposta razionale al proble- ma che l'umanità affronta in quel momento: come curare l'al- coolismo, ridurre l'indice della criminalità o indurre la gioventÙ a studiare la scienza e l'ingegneria. In molti casi, vi sarà una giu- stificazione umanitaria. Per esempio, quando uno psichiatra pre- scrive un antidepressivo a un paziente, egli sta sicuramente facen- do un favore a quell'individuo. Dovrebbe essere considerato inu- mano negare la droga a qualcuno che ne ha bisogno. Quando i genitori inviano i loro bambini al Centro di apprendimento Syl- van per far sÍ che siano manipolati al punto di essere entusiasti dei loro studi lo fanno per interesse verso il benessere dei loro bambini. Potrebbe accadere che alcuni genitori, però, pensino che non si debba avere un educazione specializzata per avere un lavoro e che i loro bambini non debbano subire il lavaggio del cervello per poi rincretinire di fronte al computer. Ma cosa pos- sono fare? Non possono cambiare la società e il loro bambino potrebbe non avere un futuro lavorativo se nonha determinate capacità. CosÍ lo mandano alla Sylvan.

153. Così il controllo sul comportamento umano sarà intrpdot- to non da una decisione calcolata delle autorità ma attraverso un processo di evoluzione sociale (comunque una rapida evoluzio- ne). Sarà impossibile resistere a questo processo perché ogni avan- zamento considerato in sé apparirà vantaggioso o, al limite, il male che ne deriva sembrerà minore del danno provocato dalla sua non attuazione (vedere paragrafo 127). La propaganda, per esempio, è usata per molti buoni motivi, come scoraggare l'a- buso sui bambini o l'odio di razza (vedi nota 14). L'educazione sussule è ovviamente utile, tuttavia l'effetto dell'educazione ses- suale (laddove ha successo) è di togliere alla famiglia il modella- mento degli atteggiamenti sessuali ponendolo nelle mani dello Stato tramite il sistema pubblico della scuola.

154. Supponiamo che venga scoperta una caratteristica biologi- ca che aumenti la probabilità che un bambino possa divenire un criminale e supponiamo qualche sorta di terapia genetica che pos- sa rimuovere questo ratto. Di sicuro la maggiorparte dei geni- tori i cui bambini possiedono questa caratteristica li sottopor- ranno a terapia. Sarebbe inumano comportarsi altrimenti, visto che il bambino probabilmente avrebbe una vita miserabile se divenisse un criminale. Ma molte, o probabilmente la maggior parte, delle società primitive hanno un indice limitato di crimi- nalità in confronto a quello della nostra società, non avendo né metodi ad alta tecnologia per l'educazione dei bambini né siste- mi duri di punizione. Visto che non è ragione di supporre che gli uomini moderni abbiano tendenze innate predatorie maggio- ri degli uomini primitivi, l'alto indice di criminalità della nostra società è probabilmente dovuto alle pressioni che le condizioni moderne impongono alla gente, alle quali molti non possono o non vogliono conformarsi. CosÍ un trattamento programmato a rimuovere le tendenze criminali potenziali è anche in parte un modo di ri-costruire la gente in modo da soddisfare le richieste del sistema.

155. La nostra società tende a considerare "malattie" qualsiasi opinione o comportamento scomodo per il sistema e questo è plausibile perche, quando un individuo non si adatta al sistema, egli viene colpito da qualche patologia creando, in tal modo, pro- blemi anche al sistema. Pertanto la manipolazione di un indivi- duo per adattarlo al sistema è vista come "cura" di una "malattia" e quindi come cosa positiva.

156. Nel paragrafo 128 abbiamo sottolineato come l'uso di un nuovo prodotto tecnologico è inizialmente facoltativo, ma non rimane in seguito necessariamente tale perchè la nuova tecnolo- gia tende a cambiare la società e diviene difficile o impossibile per chiunque operare senza farvi ricorso. Questo si applica anche alla tecnologia del comportamento umano. In un modo nel quale la maggior parte dei bambini è immessa in un programma che li rende entusiasti per lo studio, un genitore si sentirà obblicato a inserire suo figlio in questo programma perchéaltrimenti il bam- bi